Politica

«Una mossa che darà al gruppo più libertà»

Carlo Alberto Carnevale (Bocconi): «La società vuole cambiare volto. Ma ha un problema: non possiede forti contenuti editoriali propri»

da Milano

«Non nascondiamoci: la mossa di Telecom nasce da una necessità finanziaria. Che si lega però a una logica industriale e allo stesso tempo un problema di coerenza manageriale». Carlo Alberto Carnevale-Maffé è docente di strategia aziendale alla Sda Bocconi ed esperto del settore telecomunicazioni.
Meno di due anni fa Marco Tronchetti Provera tesseva le lodi della convergenza fisso-mobile. Una svolta repentina.
«Così può sembrare, ma in campo tecnologico le cose cambiano velocemente. È vero, ricordo a fine 2004 quando Tronchetti-Provera presentò l’integrazione tra rete fissa e Telecom Italia Mobile. Ma, per l’appunto, quanto a coerenza manageriale il numero uno di Telecom dovrà convincere i mercati. In passato ha sempre dimostrato di saperlo fare molto bene. Certo la sfida dal punto di vista industriale è impegnativa».
La prima decisione assunta ieri è quella legata allo scorporo di Tim. Sembrerebbe il primo passo per la vendita.
«Dal punto di vista strategico non potrebbero esserci obiezioni. In Europa l’hanno fatto in tanti. I margini di guadagno delle reti di telefonia mobile sono in calo. In più l’attività richiede un impegno colossale di capitale. Non solo. Ora la tecnologia consente l’attività sul mercato dei cosiddetti operatori virtuali (affittano la rete da un altro operatore, ndr) e questo consentirebbe a Telecom di continuare a proporre un’offerta integrata fisso-mobile. Dal punto di vista dell’utente finale non cambierebbe nulla. Ma Telecom verrebbe ad avere una flessibilità molto maggiore».
Lo scorporo dell’ultima parte della Rete.
«Qui il problema è regolamentare. Telecom è vincolata dall’Autorità per le tlc in maniera ferrea. Non può, a esempio, presentare offerte che non siano replicabili dai concorrenti. In Europa la tendenza è molto chiara: porre paletti di garanzia e trasparenza a favore della separazione tra chi gestisce la rete e chi la usa per offrire servizi. Con la separazione, che può portare anche delle risorse nel caso si trovi un socio, Telecom può acquisire una libertà commerciale che fin qui non ha avuto».
L’ambizione è quella di diventare una media company.
«E qui inizia il difficile. Telecom vuole diventare una società media senza avere forti contenuti, facendo accordi e usando quelli degli altri. È proprio il possesso dei contenuti che giustifica una valutazione più favorevole dei media sui mercati finanziari. Non solo Telecom non ha i contenuti, ma per ora neanche un’organizzazione, una cultura del prodotto editoriale.

Dove sono gli editor, le persone in grado di produrli e di gestirli? In realtà la mossa di ieri potrebbe essere solo il primo passo di un processo di avvicinamento a un settore che Tronchetti Provera potrebbe accelerare nel prossimo futuro».

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