«Se sapessi come si fa a scrivere una commedia le scriverei tutte ad un modo, secondo le regole fisse dellarte. Invece mi lascio andare a seconda del soggetto e non ho formule né stampi. Non saprei nemmeno dire come deve essere fatta una commedia per piacere. Se lo sapessi non sarei mai fischiato». Così, nel 1888, illustrava il suo modo di scrivere Giuseppe Giacosa, commediografo piemontese e librettista di tre delle più note opere pucciniane La Bohème, Tosca e Madama Butterfly. Alla vita e alle opere dellartista, Castel SantAngelo, da oggi al 30 settembre dedica la mostra «Il mondo di Giuseppe Giacosa», una selezione di manoscritti e lettere dellautore, affiancata da locandine, costumi e foto di scena dei suoi lavori.
Laureatosi in giurisprudenza, Giacosa abbandonò lattività forense per dedicarsi alla letteratura, con successo ma non senza difficoltà. Non ultima quella di fare i conti con Puccini. «Vi confesso - scrive in una delle lettere esposte, indirizzata nel 1895 a Ricordi, in merito a La Bohème - che di questo continuo rifare, ritoccare, aggiungere, correggere, ritagliare, riappiccicare, gonfiare a destra per smagrire a sinistra, sono stanco morto». Promossa dal Consiglio Regionale del Piemonte in occasione delle manifestazioni per il centenario della morte dellartista, lesposizione mira, da un lato, a sottolineare il forte legame di Giacosa con la sua terra dorigine, dallaltro a evidenziare la dicotomia tra il quotidiano dellautore ed i suoi scritti, tra la passione che lo spinge alla poesia e lironico minimalismo con cui valuta la sua produzione teatrale.
Il percorso espositivo prende il via nella Biblioteca, dove più pannelli con foto depoca illustrano gli aspetti salienti della sua formazione, dallambiente in cui è cresciuto, il Canavese, celebrato come «terra dincanti» ne Il Conte Rosso, alla famiglia, per arrivare alla stesura di commedie - tra le altre, Tristi amori e Come le foglie - e libretti dopera. Grande attenzione è dedicata allamicizia con alcuni importanti nomi dellepoca, da De Amicis a DAnnunzio, da Boito a Fogazzaro, da Verga a Carducci e, ovviamente, Puccini. Nella Sala della Rotonda si trovano circa trenta costumi delle opere pucciniane, dagli anni Venti ai Sessanta del Novecento, provenienti dalle collezioni del Teatro Regio di Torino e del Teatro dellOpera di Roma. «Abbiamo scelto soprattutto abiti della Tosca in omaggio a Castel SantAngelo.
Al via con una mostra le celebrazioni del centenario della morte dellautore dei libretti di «Tosca» e «La Bohème» Piccolo tour nellatelier di Giacosa
Manoscritti, lettere, locandine e costumi di scena delle celebri opere pucciniane per ricostruire il lavoro del commediografo
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