MotoGp & F1 Stoner e Massa, lezione di vita

Umanità nascosta nell’asfalto. Le sofferenze di persone prima che di campioni. Storie di muratori dello sport impegnati a ricostruire le fondamenta della propria esistenza. Nella domenica dei motori, a salire sul podio sono due vite lontane ma uguali, diverse e però vicine: quella di Casey Stoner, tornato in pista ricacciando in gola al mondo un mare di critiche e di malattie dell’animo. E quella di Felipe Massa, che in pista ci tornerà presto per ricacciare in gola al mondo un fiume di frettolosi epitaffi.
Nella domenica a trecento all’ora, non sono la vittoria di Jorge Lorenzo e la gara horror di Valentino a emozionare; e non lo sono il sorridente Sebastian Vettel padrone della F1 in Giappone e il bravo Trulli e i vari Raikkonen e Alonsi e i bla bla sulla Ferrari che non è ma sarà... No. A emozionare sono solo loro: Casey che davano per finito, depresso, affetto dal male della sconfitta e da quel subdolo dubitare di se stessi che ha rovinato tanti. Un Casey giudicato, a seconda degli umori altrui, un po’ traditore, un po’ debole, un po’ malato. Invece aveva ragione lui e il podio al rientro è lì a dimostrarlo.
Casey che sarà d’esempio per Felipe.

Felipe col buco in testa, Felipe che doveva morire, Felipe che sarebbe rimasto immobile e mai più pilota. Già. Felipe che ieri ha fatto il check-in e ha preso il primo volo diretto verso l’Italia, verso Maranello, verso la sua macchina.

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