Mourinho: «I paragoni?

nostro inviato ad Appiano Gentile



L’Inter diventerà una squadra di supereroi, vincerà sempre, anche quando non gioca, e a maggio ci ritroveremo tutti qui, magari con un bel sole caldo, a rifare i conti e a ricrederci di tutte le cattiverie che abbiamo detto e scritto su Mou e i suoi ragazzi. Sarebbe bellissimo e anche noiosissimo. Se solo per un attimo si immaginano due vittorie con Genoa e Fiorentina invece di due deludenti pareggi senza gol, ci sarebbe un’Inter sola al comando con due punti di vantaggio su Udinese e Napoli. Un mortorio. Molto meglio così: un po’ di casino perchè la squadra crea ma non segna, perché appena i risultati vacillano escono subito i malumori di chi non gioca, il ct può virare di centottanta gradi e pronosticare le avversarie dei nerazzurri, la Reggina ultima con 5 punti può legittimamente sperare di dare il colpo definitivo ai campioni d’Italia, eccetera eccetera.
Ieri Josè era stranamente meno tirato del solito, anche se con lui si finisce sempre per parlare di altre cose, per esempio psicologia o dietrologia, e il calcio spesso è un optional. Infatti al termine della conferenza di mezzogiorno è arrivata la prima e unica domanda sull’avversario di oggi. Mourinho se n’è stupito: «Ah - ha esclamato -, una domanda sulla partita!».
Del resto a chi può fregare di Reggina-Inter, farà notizia solo se verrà fuori il terzo zero a zero consecutivo, oppure qualcosa di ancora più disastroso. Che poi Mourinho non è affatto convinto che questo inizio di stagione sia così disastroso: «L’anno scorso chi aveva vinto la Supercoppa? E per caso l’Inter non aveva già perso subito all’esordio di Champions league? Non ve lo ricordate?». Ce lo ricordavamo tutti, Roma e Fenerbahce.
Moratti ha detto che il confronto con Mancini deve servire da stimolo a Mourinho. Altro che stimolo, lo aizza. Dopo i successi Josè si è fatto prendere dalle statistiche: cinque soli gol subiti, la migliore difesa del campionato, una sola sconfitta come Napoli e Udinese: «E dove sono Roma, Juventus, Fiorentina...? Va bene, il Milan è avanti un punto, ma io vi ripetevo sempre che le cose cambiano. Veniva criticata la Juventus e io vi dicevo di avere pazienza, e infatti si è ripresa. Lo dicevo anche del Milan quando era in crisi, e vi spiegavo che prima o poi sarebbe tornato a vincere, che sarebbe arrivato un rigore...». Onestamente quando Josè ha pronunciato la parola rigore non è parsa una provocazione, ma probabilmente si è fatto così furbo che ormai le sue dichiarazioni contengono messaggi subliminali se subito si è scatenato il no comment da via Turati.
«Io non sono contento dei risultati che abbiamo ottenuto fino ad ora - ha commentato -. Ma neppure sono preoccupato. La nostra situazione non è orribile. Avrei voluto essere primo in classifica e avere nove punti in Champions. E poi solo i malintenzionati fanno i paragoni».
Per esempio: questo Adriano a chi rassomiglia? A quello del primo anno all’Inter o quello spedito in Brasile sullo scooter del suo amico? Di Adriano non se ne può più. Mourinho ha usato tutta la sua pazienza e la sua diplomazia per spiegare che con lui ha usato molto più cuore che bastone: «Non posso cambiarlo, ma posso tentare di educarlo», aveva detto. Adesso ammette che non è neppure troppo convinto che tenerlo a una cinquantina di metri dall’accampamento della squadra, sia la soluzione migliore: «Con la Reggina sarebbe il giocatore ideale, ma prima di tutto c’è il club, poi la squadra, le regole e i singoli. Con lui l’affetto resta inalterato, ma prima di tutto ci sono delle regola da rispettare. Quanto è lunga la strada che deve percorrere per rientrare? Dipende, può anche essere brevissima».
Intanto Cambiasso resta a riposo con la speranza di un recupero completo per la partita con l’Anorthosis di martedì.

Vieira potrebbe anche giocare fin dal primo minuto con la Reggina e perfino Maicon e Zanetti non sono certi di giocarle entrambe: «Poi mercoledì avranno finalmente una giornata libera. Il turnover sarà necessario ma se ho un giocatore giovane, che sta bene e non ha guai fisici, io non lo faccio riposare». Parlava di Ibra.

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