Mourinho è un inno alla gioia «Inter felice, Inter vincente»

nostro inviato ad Appiano Gentile

C’è il sole, non si sente neanche freddo, Mourinho fa: «Con gioia verso la Champions». Ieri ha rimbalzato, come alla vigilia di Genova, buon segno. Non c’era domanda che avesse già una risposta, sette partite senza vincere in Champions, come la mettiamo? E lui: «Con la Dinamo giochiamo una partita importante, non decisiva. La vittoria in Champions arriverà, se non arriva subito, sarà a Kiev, e se non sarà a Kiev allora arriverà a Barcellona e se non arriverà lì allora arriverà col Kazan, anche se ormai sarà troppo tardi e vorrà dire che giocheremo in Europa League cercando di vincerla». E si è messo a ridere da solo. Probabilmente ha capito che per poter ridere un po’ deve autoinnescarsi, a volte sembra sorpreso dalle sue risposte e ride come se non le avesse mai sentite prima. È uno stato mentale che si può spiegare solo con l’euforia del momento, che peraltro maschera molto bene mandando in onda la seconda conferenza stampa pre partita in versione austera: «Mi chiedete formazione e schemi, per voi è sempre e solo una questione tattica, invece non è così. È molto più importante l’aspetto psicologico e mentale perché determinano l’approccio alla gara».
Scatenamento sul significato di approccio alla gara, e lui: «Dunque... Gioia significa vittoria, significa stare bene, giocare bene, una squadra felice».
Allora qualcuno ha pensato che l’euforia e tutto questo mondo di Burghy fosse il risultato del 5-0 a Genova. Bene, José ha fatto capire che era la domanda più ovvia che potesse ricevere e ha caricato tutta la sua pazienza per rispondere con educazione: «Non credo che Inter-Dinamo Kiev sia il terzo tempo di Genoa-Inter. La partita non inizia da 5-0 per noi. Poi può anche succedere che si giochi con lo stesso modulo, anche se è la condizione mentale della squadra che fa la differenza».
Morale: tutti a chiedere chi gioca e chi non gioca. Insomma è un duello perpetuo fra quello che dice e quello che si capisce. Mourinho però è in un momento di grande serenità, la squadra gli sta crescendo fra le mani, ogni polemica si spegne davanti ai risultati della squadra, l’episodio si sgonfia nel contesto generale, il singolo si perde nel collettivo. La formazione poi è in alto mare, servirà anche l’ultimo allenamento per capire cosa sta succedendo, unica certezza è la squalifica di Mario Balotelli. Ieri Samuel Eto’o era ritenuto pronto a scendere in campo già a Genova se non ci fosse stato l’impegno di Champions con la Dinamo che ha invitato alla prudenza. Oggi Eto’o è in dubbio quanto Diego Milito che ieri diceva che gli occorrevano ancora una decina di giorni prima di essere pronto e invece potrebbe essere in campo. Thiago Motta era dato per certo, poi in dubbio, infine a riposo: «Perché in mezzo siamo in tanti e tutti in condizione - annuncia José -. Quindi è inutile rischiarlo, rientrerà col Catania». Ci sarebbe Cambiasso che non ha ancora completamente recuperato dall’infortunio al ginocchio, ecco perché sabato sera a Marassi assieme ai titolari si è riscaldato anche Vieira. José ha detto che convoca l’argentino senza dimenticare che Patrick Vieira si sta comportando con estrema professionalità: «Non è stato convocato con la sua nazionale, è rimasto qui e ha fatto un’amichevole con i bambini per lavorare sulla sua condizione».


Sono cose che a Mourinho piacciono, tanto è sicuro di battere la Dinamo. Comunque in genere quando parla molto bene di un suo giocatore, questo giocatore va in panca, altre volte in tribuna, e se le cose girano, nessuno alza la voce.

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