Grande Fratello «orbo», ci risiamo. Sepolte sotto una spessa coltre doblio le mille disfunzioni che hanno accompagnato lesordio del «sistema Iride», le telecamere «sparamulte», la maledizione dellocchio «miope» sembra aver colpito di nuovo lamministrazione capitolina. Solo che questa volta ad aver bisogno di un buon oculista non sono i varchi elettronici che presidiano laccesso alla Ztl, ma le tanto strombazzate telecamere collegate con la centrale operativa della Polizia municipale e installate in corrispondenza degli incroci per «inchiodare» le auto sorprese in doppia e tripla fila, nonché i divieti di sosta e le situazioni di intralcio al traffico.
Sembrerebbe infatti che il vigile occhio elettronico, tanto decantato dal sindaco Walter Veltroni e dal comandante Giovanni Catanzaro, sia abilissimo nel mettere a fuoco le targhe dei veicoli indisciplinati, ma spesso incapace - per via del posizionamento - di leggere i numeri civici in corrispondenza del punto esatto della strada in cui linfrazione è stata consumata. Problema superabile quando il veicolo «fuori posto» si trova in un luogo ben definito, come ad esempio lintersezione fra due strade. Un po meno nel caso in cui lautomobilista lasci lauto in divieto o in doppia fila nellanonimo punto di una strada qualsiasi, magari lunga, non strettamente a ridosso di un incrocio e neppure in corrispondenza di punti di riferimento identificabili. Il che rende complicato, per gli agenti che dai monitor della centrale operativa visualizzano le immagini «catturate» dalle telecamere e le trasformano in contravvenzioni, ottemperare alle tassative prescrizioni del codice della strada, che al compilatore del verbale impone di indicare gli estremi precisi e dettagliati della violazione.
La muscolare e tecnologica azione repressiva messa in campo dallamministrazione capitolina rischia dunque di trasformarsi in una valanga di ricorsi. Telecamere a parte, infatti, causa frequente dellannullamento delle multe è proprio la mancata indicazione di precisi punti di riferimento spaziali. Ed è evidente che in questo caso la frequente difficoltà a leggere il numero civico non aiuta. Cè chi fa notare che al contrario della sosta in divieto (legata per definizione ad aree ben precise), quella in doppia fila è irregolare a prescindere dal «luogo del delitto». Ma il problema resta. Perché lordinanza che autorizza luso delle telecamere prevede il divieto di sosta fra le infrazioni che è possibile sanzionare tramite il «Grande Fratello». E soprattutto perché il codice della strada, nel prescrivere precisione nella compilazione dei verbali, non distingue fra le diverse infrazioni.
Il pericolo di ricorsi a valanga dunque sembra sussistere. E gli addetti ai lavori devono essersene resi conto, se è vero che qualche solerte vigile urbano sè preso la briga di montare in moto e recarsi di persona a controllare i numeri civici dei luoghi ritratti dalle telecamere.
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