Da giorni, Nuvoli non si alimentava né beveva più nella stanza della sua casa di Alghero trasformata in sala di rianimazione, dov’era tornato nel febbraio scorso dopo un anno trascorso nell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari. Durante la degenza, l’ex rappresentante di commercio, assistito dalla moglie Maddalena Soro, che l’ha assistito fino all’ultimo, era diventato un caso nazionale dopo la morte di Piergiorgio Welby, come lui ammalato di sla. Nuvoli aveva chiesto a più riprese, muovendo lo sguardo su una lavagna in plexiglass dov’erano impresse le lettere dell’alfabeto, che i medici staccassero l’apparecchio che gli consentiva di respirare e lo teneva in vita. La sua vicenda era seguita da vicino, in particolare, dai Radicali, tramite l’europarlamentare Marco Cappato e dall’associazione «Luca Coscioni».
La scorsa settimana il leader radicale Marco Pannella, avendo saputo che Nuvoli aveva ricominciato lo sciopero della sete e della fame, l’aveva invitato a sospenderlo, impegnandosi dai microfoni di Radio Radicale ad andarlo a trovare ad Alghero.
A Cagliari era stata promossa anche una raccolta di firme a sostegno della richiesta dell’ex rappresentante di commercio di essere lasciato morire, sull’esempio di quanto avvenuto per Welby. Qualche settimana fa, un medico che stava per eseguire le volontà di Nuvoli era stato bloccato dall’intervento dei carabinieri e della procura di Sassari. Il pm Paolo Piras, che ha seguito la vicenda e una decina di giorni fa aveva inviato una relazione alla commissione Parlamentare sul servizio sanitario, è arrivato in tarda serata nella casa di Alghero di Giovanni Nuvoli, dove si è ritrovato anche con un ufficiale dei carabinieri per accertare come si siano svolti gli ultimi momenti di vita dell’uomo. La moglie ha ripetuto che il respiratore era ancora attaccato e ha aggiunto che al marito, provato anche dal recente sciopero della fame e della sete, sono stati solo somministrati alcuni sedativi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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