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È muro contro muro tra Schröder e Merkel Si riparla di elezioni

La Cdu: «Governo insieme solo se lo guida Angela». L’Spd: «Non ci pensiamo nemmeno». Morale: i tedeschi ora bocciano entrambi

Salvo Mazzolini

da Berlino

Aumenta sempre più il rischio di una rottura dei colloqui per la formazione di una grande coalizione. Stamane le delegazioni dei due maggiori partiti tedeschi, la Cdu e la Spd, si incontreranno per la terza volta dall'inizio dei sondaggi. Ma a Berlino nessuno si sente di escludere che il terzo incontro possa essere anche l'ultimo a causa dell'irrigidimento delle due parti sulla questione di chi dovrà guidare la coalizione. Né Angela Merkel né Gerhard Schröder intendono fare un passo indietro. Spalleggiati dai rispettivi partiti entrambi sono decisi a sedersi sulla poltrona di Cancelliere. Il rischio di una rottura, che renderebbe ancora più caotica la situazione emersa all'indomani del voto di settembre, è diventato un'ipotesi realistica dopo che ieri sera la Cdu ha fatto sapere che alla ripresa dei colloqui porrà come questione pregiudiziale che la Spd riconosca che nella futura coalizione il ruolo di cancelliere spetta ad Angela Merkel.
In altre parole: o i socialdemocratici ritirano la candidatura di Gehrard Schröder e accettano subito che sia la Merkel a guidare la Grosse Koalition oppure è inutile continuare i colloqui. Altrettanto dura la risposta della Spd. «Non siamo disposti a subire ultimatum», ha detto Franz Muntefering, presidente del partito. «Se la Cdu insiste nella sua linea intransigente, rifiutando a priori ogni discussione su chi sarà cancelliere, sono molto pessimista sulla nascita di una grande coalizione e bisognerà cercare altre soluzioni per uscire dalla incertezza in cui si trova il paese». E ancora più esplicito è stato un altro personaggio che conta nel partito socialdemocratico, Ludwig Stiegler, vicepresidente del gruppo parlamentare: «È bene dirlo subito e con schiettezza: una parte della Spd, in particolare la sinistra, non accetterà mai di entrare in una coalizione guidata da frau Merkel. La sua rigidità, le sue idee, il suo approccio ai problemi sono del tutto incompatibili per noi».
Insomma muro contro muro. Per la Cdu la difesa della Merkel è diventata una questione di prestigio. I cristianodemocratici, sebbene abbiano vinto le elezioni per un soffio, sono il partito di maggioranza relativa, hanno quattro deputati in più e il loro vantaggio sulla Spd è stato rafforzato dalle elezioni supplettivi di Dresda. Quindi non possono nè rinunciare alla cancelleria né accettare che sia la Spd a decidere chi nella Cdu debba essere cancelliere. Eppure appena due giorni fa da parte di Schröder c'erano stati segnali concilianti. Il cancelliere (che rimane in carica fino a quando non ci sarà il successore) aveva detto che era pronto ad accettare qualsiasi sacrificio se il partito lo avesse ritenuto necessario per dare vita ad una grande coalizione. Ma il partito continua ad insistere sulla sua riconferma. E a questo punto i dietrologi tedeschi si lanciano in una serie di ipotesi. L'ipotesi più probabile è quella della partita a poker. La Spd insiste su Schröder nella prospettiva di rinunciare alla sua riconferma in cambio di contropartite sostanziose quando si negozierà sui programmi e sull'assegnazione dei ministeri chiave. Ma non si esclude neppure un'altra ipotesi. Il poker non c'entra. La Spd non bleffa, vuole veramente una Grosse Koalition ma a patto che oltre che grande sia anche forte, credibile e guidata da una figura magari anche della Cdu ma gradita alla base socialdemocratica in modo da fare apparire l'uscita di scena di Schröder non come una sconfitta. In questo caso la palla tornerebbe in campo Cdu, costretta a scegliere tra la difesa a oltranza della Merkel e il riaccendersi delle lotte interne per la successione. Ma in caso di rottura anche l’ipotesi di nuove elezioni, scartata finora da tutti, potrebbe tornare improvvisamente d’attualità. Ciò che è certo per il momento è che i tedeschi non sembrano gradire l'estenuante tira e molla su chi sarà il futuro cancelliere. Dopo oltre mezzo secolo di invidiabile stabilità governativa si trovano davanti ad una situazione del tutto inedita.

La maggioranza di loro, secondo un sondaggio, non vorrebbe come cancelliere né Schröder né la Merkel.

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