«Il muro si può fare ma non basta subito mini-campi nell’hinterland»

De Corato: «Sì allo sgombero, ma la Provincia individui 5 Comuni dove trasferirli»

Chiara Campo

Alzare un muro anti-rom in via Triboniano. Il vicesindaco Riccardo De Corato, che è anche assessore alla Sicurezza, non avrebbe niente in contrario. «Vedremo - afferma - farò un sopralluogo, bisogna capire se è tecnicamente possibile chiudere l’accesso al campo nomadi in via Triboniano e lasciarlo solo ai residenti e a chi deve raggiungere la stazione. Ma soprattutto, valutare se è utile. Se non ci sono controindicazioni si può fare». De Corato ha raccolto gli sos dei residenti esasperati per la convivenza forzata con la baraccopoli di oltre 500 nomadi, stanchi di essere preda di furti e lanci di pietre. «Il problema - ammette - non è tanto impedire un’uscita o l’altra dal campo, il muro non ferma l’illegalità. La questione è che hanno ragione i residenti, non si può tollerare la presenza di seicento persone su quell’area. E per trovare una soluzione occorre che 4 o 5 Comuni dell’hinterland siano disponibili a creare un mini-campo per 50 rom ciascuno. Altrimenti, se li sgomberiamo senza avere strutture pronte fuori Milano, il problema ricade sempre su noi stessi, ce li ritroviamo in altre zone e siamo daccapo». In prefettura, spiega, «stiamo lavorando con la Provincia per mandarli in strutture più piccole fuori dai confini della città».
Nell’agosto 2001 il campo di via Barzaghi, il più grande del nord Italia con quasi 900 nomadi, venne sgomberato: una parte trasferita in via Novara, a Triboniano ne dovevano restare 250, regolarmente censiti. «Ma oggi - spiega De Corato - ci sono almeno 350 abusivi, se li sgomberiamo restano sul territorio: abbiamo già 20 campi irregolari, ce ne troveremmo 24. Con la Provincia invece si è concordata la soluzione di trasferirli in piccole comunità dell’hinterland, che però devono essere individuate al più presto, la situazione non è più tollerabile, vanno spostati da lì». Punto di partenza per smantellare gradualmente pure «gli altri accampamenti abusivi, di cui si deve far carico anche l’hinterland».
Per tutelare chi vive vicino alla baraccopoli, che oltre al costante disagio deve fare i conti d’estate anche con la città che si svuota, il vicesindaco ha ottenuto da questore e prefetto la garanzia che per tutto il mese di agosto polizia, carabinieri, ma anche la polizia municipale facciano controlli giornalieri all’interno del campo. Una di queste «visite» la settimana scorsa ha permesso di identificare 10 clandestini, subito mandati al Cpt di via Corelli per l’espulsione.
Nel campo regolare di via Triboniano, intanto, proprio il 7 agosto sono arrivati i nuovi container, e il Comune ha completato gli impianti per fornire l’acqua. Dopo che anche l’Opera Nomadi ha alzato bandiera bianca, Palazzo Marino sta convincendo gli operatori della Caritas ad occuparsi della gestione del campo. «Ma anche gli zingari devono rispettare le regole, per sé e per i residenti - tuona De Corato -.

È inutile che consegniamo dei container e forniamo servizi se poi li trasformano in latrine, anche da parte loro ci vuole rispetto, devono pulire e tenere l’area nelle migliori condizioni possibili. Oltretutto se le condizioni igienico-sanitarie sono da terzo mondo, i primi ad ammalarsi sono i loro figli».

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