I Musei Vaticani possono vantare, oggi, un nuovo fiore allocchiello: il Museo filatelico e numismatico della Città del Vaticano. Inaugurata dal Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone e dal Governatore monsignor Giovanni Lajolo, la trentunesima area museale, dedicata ai francobolli e alle monete, completa il panorama di documenti e opere darte dei Musei Vaticani, che hanno raggiunto alla fine dellanno scorso la cifra record di tre milioni e 400mila visitatori. (Solo in questo periodo si tocca abitualmente la cifra di 20mila persone al giorno).
Per loccasione, lUfficio filatelico e numismatico del Governatorato ha emesso uno speciale francobollo con relativo annullo postale. «Essendo il più piccolo Stato del mondo con uno dei più grandi musei del mondo - ricorda il direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli - abbiamo dovuto utilizzare uno spazio che è un po uno snodo tra il Museo missionario etnologico, il Museo gregoriano profano e le rampe duscita. In questo modo si offrirà al pubblico degli appassionati la possibilità di allargare gli orizzonti visitando il resto dei Musei Vaticani, e al pubblico normale di approfondire un aspetto storico e documentario di grande valore».
Era dalla seconda metà degli anni 90 che il vecchio Museo filatelico e numismatico non aveva più una propria sede, dopo essere stato ospitato prima nella Torre Borgia e poi nella ex-stazione ferroviaria vaticana. Visitabile a partire da oggi, lallestimento è stato completamente rinnovato e dotato di un apparato ostensivo molto curato, con tornelli rotanti e lenti illuminate a scorrimento, impiantate sulle vetrine. Si è cercato di privilegiare il percorso storico-documentale rispetto a quello didascalico-cronologico, tipico dei musei di questo genere. Ogni reperto è quindi collegato a un momento storico preciso, di cui la moneta o il francobollo rimane palpabile e privilegiato testimone. Ecco quindi la vetrina dei primissimi «bolli franchi» dello Stato pontificio, stampati su carta colorata, ritagliati malamente con le forbici, privi di dentellatura, che furono introdotti nel 1851 dal cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato di Pio IX. Di poco successivo un pezzo dal valore inestimabile, un foglio intero di francobolli del 1858, da 20 bajocchi, stampati per affrancature preferenziali per la Francia, tuttavia mai messi in circolazione per motivi misteriosi.
Pier Paolo Francini, conservatore del museo, avanza lipotesi secondo cui tale anomalia sarebbe da porre in connessione con le turbolenze politiche relative alla seconda guerra dindipendenza.
Di seguito, sono esposti i primi francobolli dal valore espresso in centesimi, risalenti agli anni appena successivi al 1866, quando lo Stato pontificio aveva cambiato unità monetaria, passando dallo scudo alla lira.
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