
Poi a un certo punto, sarà stato il terzo o quarto brano, Elodie ha guardato il pubblico e ha finalmente realizzato che sì, era a San Siro con 45mila persone davanti, e si stava giocando la più grande scommessa della vita. Fare l’«upgrade». Diventare la prima popstar italiana a giocare nel ruolo di quelle americane con un palco monstre, una scaletta articolata, una «narrazione», come si dice oggi malamente, che fosse in grado di spiegare e spiegarsi, entusiasmare ma pure suscitare qualche pensiero senza turbare gli altri. Non era semplice e, diciamola tutta, non tutti ci credevano perché si è sempre meno abituati alle grandi scommesse.
E invece domenica sera Elodie a San Siro (bis giovedì 12 al Maradona di Napoli) ha fatto lo show che vale il biglietto nel quale anche il più microscopico dei dettagli era al posto giusto nel momento giusto. La scaletta, all’apparenza sterminata, si è diluita bene in quattro atti (Audace, Galattica, Erotica e Magnetica) più una introduzione, i bis e il dj set di Nina Kraviz. E anche la scelta di far entrare Achille Lauro e Gianna Nannini a stretto giro, ossia uno prima dell’altra in rapida sequenza, è stata vincente ( Folle città e
Rolls Royce con uno, America con l’altra) perché ha sparigliato il tipico rituale degli ospiti e ha ancor più «eventizzato» il concerto. Di sicuro, la Elodie della prima mezz’ora era diversa da quella che dopo due ore e rotti ha salutato il pubblico per andare a godersi una piccola festa in camerino. Nel frattempo aveva cambiato ruolo, si era abituata a quello enorme di tenere un palco così grande senza esserci mai salita prima. Insomma, al netto di qualche deragliata (ad esempio lo slogan «Make Equality Great Again», cioè rendere l’uguaglianza grande di nuovo, dimentica che, nonostante tutto, in Occidente non è mai stata così grande e in certi paesi resta piccola nell’indifferenza quasi generale), lo Stadium Show di Elodie è il gigantesco sforzo produttivo che celebra la prima italiana a fare uno spettacolo all’altezza, per citare a caso, di Rihanna o Miley Cyrus.
Ma è anche la conferma che, senza coraggio, tutti i concerti diventano una liturgia stanca. Elodie ce l’ha avuto. Ha traballato un po’ in prevendita. Ma poi sul palco ha danzato come una primadonna nella Scala del pop, meritandosi l’applauso finale.