Elodie a San siro supera l'esame kolossal

La cantante a Milano domenica 8 giugno era una scommessa che ha portato quasi 45 mila persone e uno show, a tratti mega, che ha un privilegio: è la prima volta che una cantante italiana sforna un concerto così complesso ed elaborato in un contesto del genere

Elodie (ph Prandoni)
Elodie (ph Prandoni)
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All’inizio è bella tesa e si sente che in questi mesi ha accumulato la tipica tensione degli stadi. O la va o la spacca. Elodie a San Siro domenica 8 giugno era una scommessa che ha portato (dicono gli organizzatori) quasi 45 mila persone e uno show, a tratti mega, che ha un privilegio: è la prima volta che una cantante italiana sforna un concerto così complesso ed elaborato in un contesto del genere. Intanto il palco di questo “Stadium show”, che sarà replicato al Maradona di Napoli e poi trasmesso da Canale 5 in data ancora da fissare (probabilmente in autunno), è sormontato da un gigantesco ledwall che in alcuni momenti della scaletta si accende di coreografie. Sul palco ci sono anche due vasche di acqua che diventano parte delle immagini dei ballerini (9 donne e 6 uomini). Il concerto è diviso in quattro atti, ciascuno dei quali introdotto da un monologo inedito di Elodie. “Audace”. “Galattica” (che inizia con la drag queen Ambrosia). “Erotica”. E “Magnetica” (che termina con l’arrivo di alcune drag queen). Ma non basta. C’è anche un dj set di Nina Kraviz, deejay e produttrice russa che ha trasformato San Siro in una discoteca ben prima di Gabry Ponte.

E infine gli ospiti. Il primo è arrivato con il boato, ossia Achille Lauro elegantissimo e idealmente sbaciucchiatissimo dallo stadio. Con Elodie ha duettato in Folle città e poi in una versione particolare di Rolls Royce. Boato del pubblico. Ma niente al confronto di quanto si è sentito quando sul palco si è vista Gianna Nannini e la chitarra ha fatto girare il riff di America. A un certo punto Elodie è passata “sotto” le gambe di Nannini e sembrava si conoscessero da sempre. E’ stato il momento di svolta emotiva dello show, molto più di quando all’inizio Elodie aveva accennato a una I feel love di Donna Summer prima di dire finalmente “Ciao San Siro”.

Da lì in avanti (poi arriverà anche Gaia per Ciclone/Chiamo io chiami tu, lo show è stato a livello internazionale, anche perché Elodie su questo palco ha fatto l’upgrade dimostrando di poter tenere uno spettacolo che non sfigurerebbe anche all’estero. “Sto pensando solo allo show” aveva detto lei prima di passare a Sanremo. E in effetti i risultati si sono visti.

Al di là dei sei cambi d’abito e dei continui riferimenti a inclusività e comunità LGBT (ma sempre garbati e mai volgari, compreso il lancio dell’inno Make Equality Great Again, gioco di parole sul "Mega "di Trump), le oltre due ore di Elodie a San Siro hanno confermato un gigantesco sforzo produttivo e, soprattutto, hanno negato che nel pop italiano nessuno voglia crescere. Elodie lo ha fatto. E il risultato, dall’iniziale Tribale alla conclusiva Bagno a mezzanotte, è stato davvero kolossal.

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