I Radiohead non attaccano pubblicamente Israele. E parte il boicottaggio dei pro Pal

L’assurda iniziativa di BDS: “Il gruppo continua a restare colpevolmente in silenzio”. A maggio Thom Yorke aveva bollato le campagne di sabotaggio come “una caccia alle streghe”

I Radiohead non attaccano pubblicamente Israele. E parte il boicottaggio dei pro Pal
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In una stagione ricca di grandi ritorni nel mondo del rock e del pop internazionale, i Radiohead hanno annunciato una tournée dopo sette anni di pausa. Icona del rock alternativo e sperimentale, il gruppo britannico sarà protagonista anche in Italia, a Bologna, ma deve fare i conti con una campagna di boicottaggio firmata dal mondo pro Pal. La colpa di Thom Yorke e compagni? Non aver attaccato Israele pubblicamente.

“Mentre il genocidio dei palestinesi a Gaza da parte di Israele raggiunge la sua ultima, brutale e depravata fase che prevede la carestia, i Radiohead continuano a restare colpevolmente in silenzio” l’accusa di BDS, il movimento a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo Stato ebraico. In particolare, nel mirino è finito Jonny Greenwood, reo di aver “ripetutamente superato il nostro picchetto suonando a poca distanza da un genocidio trasmesso in diretta assieme a un artista che intrattiene le forze armate israeliane che compiono quel genocidio”. Il riferimento è alla band che coinvolge l’israeliano Dudu Tassa e altri musicisti e cantanti provenienti da Siria, Libano, Kuwait e Iraq.

Bds ha aggiunto che “i palestinesi ribadiscono l’appello a boicottare i concerti dei Radiohead, compreso il tour che pare ci sarà, fino a quando la band non prenderà le distanze in modo convincente come minimo dall’attraversamento del nostro picchetto pacifico da parte di Jonny Greenwood durante il genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza”. Già nel 2024 il movimento aveva affermato che esibirsi in Israele “è profondamente immorale e copre un genocidio”. Esibitosi a Tel Aviv, Greenwood aveva ribadito che “un progetto artistico che unisce musicisti arabi ed ebrei sia utile. E che sia altrettanto importante un progetto che ricordi a tutti che le radici culturali ebraiche in Paesi come l’Iraq e lo Yemen risalgono a migliaia di anni fa”.

Ma non è tutto. Recentemente, a maggio per la precisione, Thom Yorke aveva speso parole nette contro Netanyahu (“lui e la sua cricca devono essere fermati”), sottolineando che “Hamas si nasconde cinicamente dietro la sofferenza di un popolo”. Non è mancato un attacco a chi porta avanti i boicottaggi e le campagne di odio: “La caccia alle streghe sui social (niente di nuovo) da entrambe le parti mette sotto pressione gli artisti e chiunque capiti a tiro quella settimana affinché facciano dichiarazioni.

Questo non fa altro che aumentare la tensione, la paura e l’estrema semplificazione di problemi complessi che meriterebbero un vero dibattito faccia a faccia tra persone che vogliono sinceramente che i massacri finiscano”.

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