Valery Gergiev, fine dell’esilio: lo zar torna in Occidente.

Il direttore d'orchestra russo è stato invitato al festiva “Un’estate da Re”, alla Reggia di Caserta

Valery Gergiev, fine dell’esilio: lo zar torna in Occidente.
00:00 00:00

Rotto l’isolamento. Perché il 27 luglio Valery Gergiev torna a dirigere al di qua della cortina, quella culturale. L’invito viene dal festival “Un’estate da Re”, alla Reggia di Caserta: nomen omen vien da dire, considerato che è lo zar della musica in Russia.

Un invito che pesa, una data da segnare. È il primo podio occidentale per il direttore da quando, nel febbraio 2022, per questioni che nulla hanno a che fare con Mozart o Beethoven, è stato radiato dall’Occidente.

Un Occidente vissuto da protagonista, come assiduo direttore ospite e con incarichi stabili come quello prestigiosissimo alla testa dei Münchner Philharmoniker, contratto rescisso nel 2022. Fuori da Monaco. Fuori dal festival di Verbier. Fuori dalla Scala, dove tenne la sua ultima performance, quella del 23 febbraio 2022. Fu il sindaco Sala in persona, con il sovrintendente Meyer al fianco, a firmare il comunicato di rottura. Gli Usa, poi, furono ancora più intransigenti, tali anche con Anna Netrebko, il soprano russo che sta battagliando per avere indietro i compensi per i contratti annullati per via della nazionalità et similia.

Gergiev ha perso una serie di incarichi internazionali perché dopo l’invasione dell’’Ucraina, l’Occidente gli ha chiesto ciò che non si dovrebbe chiedere a un artista: una pubblica presa di distanza dal proprio Paese. E lui, fedelissimo e impermeabile, non ha detto nulla. Niente dichiarazioni, zero ambiguità. Per inciso, dal secolo scorso è il leader assoluto del Marinskij di San Pietroburgo, teatro sostenuto - come tutti gli enti non privati - dal Cremlino. E questo sempre, anche quando i nostri complessi e artisti lo consideravano una tappa fondamentale delle proprie tournée, perfino dopo l’occupazione della Crimea. Sempre.

E allora: coraggio o ragionevolezza, quella del festival casertano? Forse entrambe. Di certo, una scelta musicale, prima che politica. Il direttore artistico Antonio Marzullo ha evidentemente ascoltato più le esigenze del pubblico che i tweet dei diplomatici. I musicisti - poi - adorano Gergiev, cosa che di questi tempi dicono sottovoce, sia mai. Lui è un ciclone. Fa poche prove, arriva in ritardo, parla poco. Ma sul podio è un medium. Chi era alla Scala per l’opera La Dama di picche di Cajkovskij il famoso 23 febbraio 2022 lo ricorda bene: fu travolgente. I giorni che seguirono gli venne chiesto di riuscire laddove avevano fallito le diplomazie internazionali, ricordate la foto del tavolo ovale lungo 4 metri con Putin e Macron a distanze siderali? Era di quelle settimane.

Gergiev, alla Reggia di Caserta, dirigerà l’Orchestra Filarmonica “G. Verdi” di Salerno, portandosi dietro i solisti dell’Orchestra del Teatro Mariinskij, cuore del suo impero musicale ora allargatosi al Bolshoi. Il Mariinskij è il teatro che raccolse agonizzante, relitto sovietico, trasformandolo in un impero con molteplici sale, festival internazionali, tournée globali e una corte di solisti devoti. E cortigiani, notoria “vil razza dannata”, dice Rigoletto.

Il concerto del 27 luglio si annuncia storico, punta di una rassegna che si apre il 19 luglio con Toni Servillo voce recitante in un programma barocco con l’Accademia di Santa Cecilia. Chiusura il 31 luglio con Edoardo Bennato.

In mezzo La Traviata e uno spettacolo di danza con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, Étoile e Primo Ballerino della Scala

A Caserta andrà in scena un ritorno, una sfida, un gesto che va oltre le fratture geopolitiche. Gergiev torna perché “parla" una lingua che non conosce confini. La musica.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica