«Cara, comincio col dirti: per la giovinezza che mhai dato, per la fedeltà che mi hai portato, per le torture che hai coraggiosamente sopportato, durante il periodo più nero della storia italiana, io ti amo, come nel 1936-39, come nel 1940, come sempre». Con questa dichiarazione damore senza condizioni, vergata il 10 ottobre 1943, inizia la prima delle 318 lettere che Benito Mussolini inviò con diuturna costanza a Claretta Petacci durante leffimera e dolorosa esperienza di capo della Rsi. Lultima di queste missive fu infatti scritta il 18 aprile 1945, poco prima dellepilogo drammatico di Dongo.
E questo pacchetto di lettere, per la maggior parte inedito, che ha causato più di una controversia legale tra LArchivio centrale dello Stato e gli eredi della Petacci (oltre a un forte dibattito tra gli storici, De Felice cercò invano di avervi accesso), verrà ora pubblicato a distanza di quasi 70 anni dalla sua genesi. È raccolto nel volume intitolato A Clara. Tutte le lettere a Claretta Petacci 1943-45 (pagine 408, euro 24,90), che leditore Electa-Mondadori manda in libreria oggi, ovviamente a firma Benito Mussolini. Il volume è anche corredato da un imponente apparato critico - curato dagli storici Agostino Attanasio, Luisa Montevecchi, Elena Aga-Rossi e Giuseppe Parlato - che consente di contestualizzare nel periodo storico le varie parti dellepistolario e di capire come il retroscena privato dei due amanti si saldasse alla realtà militare e politica.
Questa edizione critica, nata da un progetto dellArchivio Centrale dello Stato, chiude la lunga vicenda legale e giudiziaria iniziata nel 1950 con il ritrovamento del fondo Petacci a Villa Cervis di Gardone Riviera e lacquisizione da parte dello Stato. Il risultato dal punto di vista storico è che il loro complesso mostra un Mussolini inedito, consapevole del suo isolamento politico e umano: «Di amore, nella mia vita, a ben pensarci non cè stato che il tuo. Di amore, nel senso grande della parola non cè che il tuo. Di amore nel senso eterno della parola non ci sarà che il tuo». Un Mussolini «fragile» e ostaggio dei tedeschi - «Quando io ti dicevo che io conto meno del due di coppe, tu protestavi. Era la verità. Questo è un governo che non dispone di armi. È disarmato.
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