Richiamate Peterson. La gente di Varese sfolla prendendo in giro quello che resta dell'Emporio Armani dopo la quarta sconfitta consecutiva in campionato, dopo un terzo tempo da delirio (18-4), dopo aver visto il peggio da un gruppo di giocatori senza testa, senza cuore, a parte Rocca, si capisce, senza guida, perché Scariolo sembra proprio prigioniero di fantasmi che soltanto lui riesce a vedere e temere. Chissà se anche dopo questa sconfitta (74-64), la quinta consecutiva, considerando la lezione subita al Forum dal Panathinaikos, con la prospettiva di un altro bagno turco a Istanbul mercoledì in coppa, avrà parole dolci per quei suoi giannizzeri che se la tirano spesso in faccia (22 palle perse anche ieri), che si sono fatti prendere ben 16 rimbalzi offensivi da una Cimberio non certo irresistibile,17 palle perse contro una non difesa, pure lei piena di problemi, certo non risolti dal nuovo Tony Wheedeen, 2 punticini, 1 su 8 al tiro.
Siamo ben oltre lo stato di crisi, un castello di carte è caduto al terzo soffio, perché Milano, pur balbettando in attacco, debolissima in difesa, un parziale di 11-0 subito nel primo quarto, aveva chiuso in vantaggio i tempi iniziali(23-25 43-44), sostenuta dal tiro da 3 di Fotsis, 13 punti all'avvio, poi 19 alla fine. C'era abbastanza per tenersi su e per uscire dalla buca con acqua che gli uomini Armani si erano scavati quasi da soli perdendo con le ultime della classe, ma poi è arrivata la grandine del terzo quarto, quello dove Varese aveva regalato di tutto e di più all'avvio, ma poi quando Carlo Recalcati ha capito che il castello di carte si poteva soffiare via, ecco il disastro, con Stipcevic che usciva dalla caverna per andare a colpire esaltando il cuore della Cimberio. Era lui a guidare la marcia trionfale, quella che lasciava tutti increduli, cominciando da Aldo Ossola, il grande regista nell'età dell'oro varesina, perché uno squadrone costato milioni di euro che andava a canestro per la prima volta, su tiro libero, con Mason Rocca (!) dopo 8', un colosso costruito con grande prosopopea in estate, prendendo l'allenatore bicampeon nell'Europa dei canestri, trovava un vero canestro su un carpiato della massima difficoltà con Omar Cook l'invisibile nocchiero quando ancora Varese era a soli 6 punti, ma da quel momento segnava in pratica soltanto la Cimberio, a parte un libero dell'Alessandro Gentile in totale confusione, fino al canestro da 3 sulla sirena di Ranniko per il 61-48 che sembrava già sentenza.
Varese incredula arrivava anche a più 16 aspettando sempre che dal cilindro del pensatoio di don Sergio uscisse qualcosa. Niente. L'ultimo tempo era il vero calvario, l'immagine dell'impotenza contro avversari che giocavano con il cronometro, che erano pronti all'assalto nemico e invece sentivano soltanto il prurito delle piume di struzzo dei tutù dell' Emporio.
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