«Nabucco» e «Il barbiere» sul palcoscenico del Cantero

Il Teatro Cantero di Chiavari prosegue imperterrito nel suo cammino lirico e presenta la sua terza stagione operistica, prevista a partire dal prossimo autunno. Con la legittima speranza di ottenere il successo delle produzioni precedenti, con larghi consensi di pubblico e assalto al botteghino.
Ma diciamolo, quello del Cantero è un cammino arduo, impegnativo, che affronta tutti gli ostacoli della crisi culturale e del taglio ai finanziamenti: insomma, tutte le cattive acque in cui navigano gli enti lirici, e non solo loro. Con la differenza, però, che il Cantero fa tutto da sé; semplicemente con la collaborazione di «Ritorno all'opera» di Imperia e dell’associazione «Amici del teatro e del Tigullio». Non esistono sponsor privati, né tantomeno può contare su aiuti consistenti da parte degli enti locali: e così si fa carico di tutti i costi di produzione, che prevedono cast, direttori, orchestra, regia e scenografia; più l'organizzazione. Non è mica poco. Ma nonostante tutto produce un cartellone di tutto rispetto, che non ha niente da invidiare ai migliori Teatri di Tradizione (non Fondazioni, ma teatri più piccoli, radicati da tempo in un determinato territorio e sovvenzionati dal FUS; in Liguria l'unico è l'Opera Giocosa di Savona), con titoli fra i più amati del repertorio e cantanti abituati ai palcoscenici di tutto il mondo.
«Nabucco» (27 novembre) e «Rigoletto» (21 gennaio) di Verdi, «Il Barbiere di Siviglia» di Rossini (26 febbraio); più un titolo di operetta «La Vie Parisienne» di Offenbach (22 dicembre).
«Il pubblico è felice ed entusiasta - ha dichiarato Ivan Martino, presidente di “Ritorno all'Opera”, che si occupa della diffusione della musica lirica in tutte le sue possibili manifestazioni - Siamo orgogliosi di poter essere un punto di riferimento culturale per il Tigullio, la regione e anche per territori limitrofi; per questo speriamo che prima o poi qualche privato si faccia avanti per darci una mano.

Del resto, in Liguria le uniche offerte liriche sono quelle del Carlo Felice e quelle di Savona: niente di meglio che offrire al pubblico una platea in più, con la coscienza sì dei nostri limiti, ma anche con le nostre ricchezze».