La poesia, molto amata dal popolo russo (persino Stalin scriveva poesie), ha conosciuto durante il regime sovietico la più alta fioritura e nello stesso tempo la più feroce persecuzione. La sua grande diffusione, favorita anche dalle molte letture pubbliche, la rendeva facile veicolo didee non sempre gradite al regime e quindi fu sempre di più tenuta docchio, censurata. Per queste vessazioni, alle quali spesso si accompagnava la delusione politica come nel caso di Majakovskij, si sono tolti la vita Esenin e Marina Cvetaeva, è stato fucilato il marito di Anna Achmatova, Nicolas Gumiliov, sono stati uccisi o «suicidati» Clebnikov, Blok, Kornilov, Vasilev. Kljuev è morto di stenti in un gulag. «Solo in Russia si viene uccisi per aver scritto dei versi», annotava Osip Mandelstam con triste ironia e proprio a lui e a sua moglie Nadezda Chazina, Elisabetta Rasy ha dedicato il libro La scienza degli addii (Rizzoli) nel quale ricostruisce, con profonda partecipazione e con la sensibilità che le è propria, la vita di questa coppia dal 1919, anno del primo incontro, al 1938, anno della morte di Osip.
Si conoscono a Kiev in un circolo di artisti, lei ha 19 anni e appartiene alla buona borghesia, lui, ebreo di Pietroburgo, ne ha 28 ed è subito colpo di fulmine. A differenza delle donne che lo hanno affascinato prima del matrimonio (la seduttiva Cvetaeva e laffascinante Acmatova), la giovane sposa non è particolarmente bella ma il marito la vede bellissima, conia per lei vezzeggiativi «la mia bambina», «il mio angelo», «il mio amico» e non saprà vivere senza di lei. La rivoluzione imperversa con il terrore e con la miseria ma i due innamorati si sposano: non avranno mai una casa, saranno poverissimi perché a Mandelstam si proibisce di lavorare, vivranno alla giornata viaggiando da Kiev a Pietroburgo, da Pietroburgo a Mosca, da Mosca allArmenia. Spesso non avranno da mangiare, qualche volta saranno ospitati da altri poeti poveri come loro e con un uovo faranno festa in quattro, ma lamore li tiene uniti. Lui non compone poesie se Nadezda non gli è vicina, lei si procura la carta (difficile da trovare) e gli fa da scrivano. Quando la polizia comincerà a fare irruzione nei loro rifugi per sequestrarle, Nadezda le imparerà a memoria, ne farà copie per gli amici su minuscoli bigliettini perché lopera del marito non vada perduta.
Dopo il giro di vite di Stalin, nel 1930, il regime diventa sempre più oppressivo, le Case per scrittori dove la coppia trova alloggio di tanto in tanto costringono a coabitazioni forzate, sono gelide, piene di delatori, comandate da capofabbricati dispotici. Ben diverso il trattamento di cui godono gli intellettuali graditi al Cremlino (fra i segretari dellUnione Scrittori cè un generale del Kgb) ma Mandelstam non è iscritto al partito e si deve arrangiare. Ogni tanto riesce a ottenere del denaro grazie a Bucharin che gli procura delle traduzioni (e in seguito sarà fucilato) e con il guadagno comprerà una pelliccia alla moglie, usata ma sufficiente per sentirsi ricchi.
La fine del poeta sarà segnata da una poesia contro Stalin, Il montanaro del Kremlino («le sue dita dure sono grasse come vermi») e la situazione precipita, è processato, accusato di terrorismo, condannato a tre anni di confino dove la moglie lo segue. I patimenti lhanno resa irriconoscibile, senza denti e con i capelli di stoppa, e altrettanto irriconoscibile è Osip che a 41 anni ne dimostra settanta, ma i due sposi sono ancora capaci di vedersi con gli occhi della giovinezza.
Nadezda e Osip, la poesia al tempo di Stalin
Elisabetta Rasy rilegge la vita, tra amore e letteratura, di Mandelstam e della Chazina. Negli anni in cui in Urss scrivere versi era pericoloso...
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