Economia

Nagel: chi spinge verso il «risiko»

nostro inviato a New York

«Tassazione delle rendite finanziarie? Gli investitori non hanno dato alcun segnale, ma speriamo che l’Italia possa mantenere un certo differenziale di vantaggio». Così Massimo Capuano, amministratore delegato della Borsa italiana, in occasione, ieri, del terzo Italian investor conference, ha risposto a una precisa domanda. Trecento investitori americani hanno incontrato ieri a New York ventisette blue chips italiane per capire e cogliere nuove opportunità di investimento. «È una buona occasione - dice Emilio Macellari, direttore finanziario della Tod’s, il primo a intervenire al road show - per farci conoscere meglio da alcuni investitori importanti che proprio qua ci hanno dato appuntamento».
«Questa due giorni di Borsa italiana a New York - ha detto Capuano - ci soddisfa particolarmente non solo per la qualità degli incontri, ma anche per un timing felice in cui cade. Nei giorni scorsi S&P ha evidenziato come la piazza finanziaria italiana sia stata la più generosa in termini di dividendi distribuiti in tutta Europa. Abbiamo dimostrato come anche qualitativamente e in termini di liquidità il nostro sia un mercato di rilievo. Infine siamo qui a ridosso dell’entrata in vigore delle nuove normative sul risparmio e sulla rivisitazione del nostro codice di corporate governance». Dopo la presentazione di Capuano, molti spunti sono arrivati dalla tavola rotonda sul futuro dell’industria finanziaria italiana. Per il direttore generale di Mediobanca, Alberto Nagel, sono diversi i fattori che spingono al consolidamento delle nostre banche. «Intanto - ha detto Nagel - c’è la struttura azionaria del nostro sistema, che vede una varietà di azionisti, tra cui imprese estere e industriali. Non vedo in molti casi una grande sinergia nell’avere questi azionisti all’interno del proprio capitale. Un secondo fattore che spinge al consolidamento - ha aggiunto Nagel - sono le nuove linee di condotta da parte delle Autorità di regolamentazione. Un terzo fattore, infine, deriva dalle aspettative che ormai i mercati hanno su questo processo».
Ma questi elementi non sono poi così determinanti. Secondo le valutazioni di Nagel i ragionamenti di questi giorni sono fatti più su aggregazioni dimensionali «con scopi difensivi» che su «analisi serie delle logiche industriali che dovrebbero comandare processi di aggregazione di questo tipo. Se due banche - ha concluso il direttore generale di Mediobanca - con culture diverse, ad esempio, si vogliono fondere, con molte probabilità avranno problemi». È un’affermazione che qualcuno potrebbe anche interpretare maliziosamente.

Riguardo al mercato bancario italiano, invece, Nagel si è detto convinto che nei prossimi 18-24 mesi si assisterà a una nuova fase competitiva, con una maggiore pressione sui margini.

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