Napoli, caos annunciato da oltre sei mesi E Bertinotti sapeva tutto

La relazione del presidente della commissione d’inchiesta: «A rischio la salute della gente»

da Roma

«Onorevole presidente... ». Iniziava così la lettera inviata il 13 giugno del 2007 dal presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti, Roberto Barbieri, a Fausto Bertinotti: «Le trasmetto la relazione territoriale stralcio sulla Campania approvata dalla commissione parlamentare d’inchiesta che ho l’onore di presiedere nella seduta del 13 giugno 2007. Con i miei migliori saluti». È la prassi: il presidente della commissione invia al numero uno di Montecitorio la relazione appena approvata. Ma straordinario è invece l’argomento: la situazione dei rifiuti in Campania. E sorprendente la data: giugno, sette mesi fa. Sette mesi prima del disastro dell’immondizia a Napoli.
Sorprendente perché il 13 giugno del 2007, a inizio estate, la bicamerale sui rifiuti indicava la «vivissima preoccupazione» con la quale stava «seguendo gli sviluppi della situazione in Campania». Proprio in quelle 37 pagine erano contenuti tutti i mali che stavano covando, esplosi all’inizio di quest’anno nel classico «disastro annunciato».
Annunciato a giugno a Bertinotti, e in altre sedi dall’allora Commissario Guido Bertolaso a Romano Prodi, come ha chiarito il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino a sua difesa. Bertinotti sapeva, Prodi sapeva, il parlamento l’aveva scritto.
Ecco cosa segnalava «con allarme» la commissione nella relazione di giugno dopo una missione in Campania: «L’esaurimento delle discariche esistenti, per l’enorme difficoltà di ricorrere a nuovi siti». E ancora: «L’impraticabilità dello smaltimento fuori regione, anche per gli elevati costi correlati ad un utilizzo sistematico di tale opzione». Due «premonizioni» che si sono rivelate esatte in questi giorni. Ma non sono le uniche: «Tutto ciò è fonte di pericolo per la salute dei cittadini e delle future generazioni della Campania». Ed è «causa», si aggiungeva, «di turbamento per l’ordine pubblico», oltre che «all’origine di un’infiltrazione della criminalità organizzata che ha assunto connotazioni pressoché sistemiche».
Nella sua relazione «stralcio» sulla Campania, accelerata proprio per la gravità della situazione, la commissione indicava come fosse «indispensabile adottare soluzioni istituzionali». Questo anche perché «si è verificato un ingorgo istituzionale», «una situazione di paralisi» e un «vuoto decisionale».
A proposito della camorra, la commissione avvertiva poi che sta diventando un «soggetto sempre più presente negli snodi decisionali» e avvertiva di un «connubio tra segmenti delle istituzioni e apparato criminale nella gestione del ciclo dei rifiuti». Il fatto poi, si analizzava, che sia stata scelta «la strada di demandare al soggetto privato» la ricerca «di nuovi siti da adibire a discarica», ha creato situazioni di «scellerato rapporto tra taluni segmenti dell’apparto istituzionale e criminalità organizzata».
Nella relazione di giugno la commissione informava Bertinotti della presenza di «mediazioni improprie e costose, quali ad esempio quelle svolte dai consorzi» di bacino per la raccolta e la nuova «fase di criticità» degli impianti di Cdr (combustibile da rifiuti), con «pericolo di incendio».

La relazione si concludeva con un appello: «È un dovere indifferibile, per tutti coloro che esercitano responsabilità correlate alla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania», uscire «dagli esiti fallimentari» della gestione dell’immondizia, che sono - si aggiungeva - sotto gli occhi di tutti».

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