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Napoli, round a Impregilo nella vicenda dei rifiuti

Il tribunale del riesame di Napoli ha ridotto di 500 milioni l’ammontare del sequestro preventivo a carico di Impregilo, nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti in Campania. Inchiesta nella quale sono coinvolte anche le controllate Fibe e Fisia Italimpianti. La nuova ordinanza segue il rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, e riduce l’ammontare del sequestro preventivo dall’importo complessivo di circa 750 milioni determinato nel giugno 2007 dal gip del tribunale di Napoli a circa 266 milioni. In particolare, si legge in una nota del gruppo di grandi opere, il tribunale del riesame ha confermato il decreto di sequestro preventivo limitatamente ai documenti rappresentativi dei crediti per euro 115,5 milioni, da computarsi al netto dell’Iva, relativi alla tariffa di smaltimento dei rifiuti, alle spese sostenute dal commissariato per lo smaltimento dei rifiuti e delle frazioni a valle delle lavorazioni degli impianti di cdr per oltre 99 milioni, al deposito cauzionale da incassare in caso di inadempimento delle obbligazioni contrattuali per 51,6 milioni. Il tribunale del riesame nella medesima ordinanza ha inoltre stabilito che nessun profilo di illiceità può ravvisarsi nella realizzazione del termovalorizzatore di Acerra, e ha annullato la specifica voce di sequestro relativa al credito vantato dall’impresa per gli investimenti sostenuti per la costruzione dell’impianto.

Impregilo rende noto che le società del gruppo hanno dato mandato ai propri legali di impugnare in via immediata l’ordinanza del tribunale del riesame di Napoli dinanzi alla Corte di Cassazione, nella convinzione di aver sempre operato nel rispetto della legge e a beneficio della collettività e dell’amministrazione, come dimostra l’attività dell’impianto di Acerra che sin dalla sua entrata in funzione - nei primi mesi del 2009 - ha consentito di bruciare migliaia di tonnellate di rifiuti con relativa produzione di energia elettrica.

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