Carmine Spadafora
da Napoli
La rottura di due condutture idriche, tra le più importanti che servono la collina di Napoli, tengono da sabato notte in astinenza di acqua gli abitanti di quattro quartieri. Un incidente che sarebbe stato banale in una città «normale» ma non a Napoli (qualcuno dei soccorritori sostiene che sarebbe stata l'usura a provocare la rottura dei tubi, altri pensano che sia stata una frana a causare l'esplosione delle condotte) dove qualsiasi imprevisto diventa un dramma. La rottura dei tubi ha causato lo smottamento di una parte della collina dei Camaldoli e, quindi, la fuoriuscita di un fiume d'acqua, abbattutosi sulla lingua d'asfalto della tangenziale, causando gravi problemi al già caotico traffico della città.
Ma questo è solo l'aspetto meno importante di questo ennesimo disastro napoletano. La rottura delle due condotte ha provocato l'interruzione del servizio idrico, gli oltre 200mila napoletani che vivono sulla collina di Napoli sono rimasti senz'acqua dalla tarda serata di sabato fino a tutta la giornata di domenica. All'Arin (l'azienda idrica napoletana) hanno assicurato che tutto sarebbe tornato alla normalità nel corso della notte ma la preoccupazione è rimasta alta per un quinto degli abitanti che vivono a Napoli.
Un disagio grave per i residenti, un dramma per le migliaia di pazienti che affollano il Policlinico, l'ospedale Cardarelli - il più importante del Meridione -, l'ospedale per le malattie infettive Cotugno, il centro cardiochirurgico Monaldi, tutti edificati uno di fianco all'altro nella zona alta di Napoli. Policlinico e Cardarelli hanno una loro «riserva» di acqua, che consente loro di proseguire tutte le attività sanitarie. Una riserva non certo infinita, in grado di sopperire al black out solo per poco tempo. Ieri sera il direttore sanitario del Cardarelli Giuseppe Matarazzo rassicurava sulla situazione: «Al momento è sotto controllo, ci siamo limitati ad una comunicazione interna che invita alla parsimonia nell'uso dell'acqua».
Per fortuna esistono i vigili del fuoco, a Napoli, obbligati non solo a spegnere incendi, a sfondare le porte dei camorristi latitanti, a sgomberare edifici pericolanti ed a intervenire sui luoghi delle frane, ma, anche, a portare l'acqua, laddove ce n'è bisogno. L'arrivo dei pompieri con le loro cisterne ha tranquillizzato migliaia di pazienti ma anche una parte dei residenti, in attesa con bottiglie, taniche e secchi. Il prezioso intervento dei vigili del fuoco è stato evidenziato anche da Matarazzo. «Grazie alle autobotti riusciamo a tenere la situazione sotto controllo».
La nuova emergenza napoletana, ha provocato la reazione del consigliere circoscrizionale dell'Arenella, uno dei quattro quartieri colpiti dalla mancanza d'acqua, Andrea Santoro. «Ci sono delle responsabilità dell'amministrazione comunale per l'abbandono in cui versa la zona dei Camaldoli. Le conseguenze provocate dalla rottura dei due tubi, tra le più importanti della città, sono state ingigantite a causa dell'abbandono in cui versa la collina, dove esiste già un dissesto idrogeologico». Santoro, capogruppo di Alleanza nazionale all'Arenella, all'opposizione nel parlamentino circoscrizionale, ha poi accusato la giunta di spendere male i soldi di cui dispone. «Il governo stanziò svariati miliardi delle vecchie lire per la messa in sicurezza dei Camaldoli, ma i lavori procedono a rilento.
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