A nulla è valso il flash mob inscenato da medici, infermieri e dirigenti dell’Asl Napoli 1 all’esterno dell’ospedale Vecchio Pellegrini, per protestare contro ogni forma di violenza nei confronti del personale ospedaliero. Il giorno dopo la manifestazione si sono verificati altri due episodi di aggressione immotivata che hanno messo in serio pericolo i lavoratori del presidio sanitario.
La notte scorsa, un paziente arrivato al pronto soccorso insieme ad alcuni familiari ha minacciato con violenza medici e infermieri, spalleggiato dai parenti, tanto che gli operatori sanitari sono stati costretti a chiamare le forze dell’ordine.
L’uomo aveva mal di stomaco da giorni e, nonostante fosse stato già sottoposto ad alcuni esami diagnostici, è andato su tutte le furie, perché non voleva attendere il turno del triage. Episodio analogo questa mattina, quando una paziente, sempre accompagnata dai familiari si è rivoltata contro gli infermieri che, a suo dire, le stavano facendo perdere tempo.
Sul posto sono giunti alcuni agenti della polizia, che hanno proceduto all'identificazione dei soggetti coinvolti negli episodi denunciati dai sanitari. Sono sei le persone tra medici e infermieri dell’ospedale Vecchio Pellegrini refertati per stati d’ansia provocati dalle aggressioni e dalle minacce. Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli.
“A meno di 24 ore dal flash mob anticamorra a cui abbiamo preso parte presso l’ospedale Vecchio Pellegrini – afferma Borrelli – registriamo due diverse aggressioni all’interno del nosocomio. Le vittime sono medici e infermieri che, in due diversi casi, sono finiti nel mirino dei pazienti che, spalleggiati dai familiari, li hanno aggrediti e minacciati. Due episodi in poche ore non è un dato che ci sorprende. Oramai la violenza negli ospedali è all’ordine del giorno”.
L’esponente politico continua: “Al di là della sparatoria al pronto soccorso, che ha rappresentato la punta dell’iceberg, esiste un sottobosco fatto di aggressioni e minacce che vede come vittime il personale sanitario.
I flash mob sono senz’altro delle iniziative meritorie, che servono a ribadire la distanza tra le persone perbene e i delinquenti, ma da soli non bastano a sconfiggere il fenomeno. Servono risposte forti sul piano della sicurezza”.
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