Movida violenta, il racconto di Mariano: "Accoltellato dal branco"

Movida e coltelli a nella 'Napoli bene'. Il racconto choc di Mariano Pelosi, il 26enne casertano accoltellato da un branco di coetanei lo scorso venerdì notte

Movida violenta, il racconto di Mariano: "Accoltellato dal branco"

"Ci hanno riempiti di pugni". Poche parole sospirate con un filo di voce quelle di Mariano Pelosi che, nella notte di venerdì 25 gennaio, è stato accoltellato all'esterno di un locale di piazza Bellini da un branco di coetani. "Non he neanche fatto in tempo a dire una parola che ci hanno assalito", dice.

La lama gli ha traffito il polmone destro riducendolo quasi in fin di vita ma, per fortuna, l'intervento propiziatorio dei carabinieri lo ha strappato alla morte. Il 26enne di Caserta è ricoverato all'ospedale Pelligrini e tenuto in stretta osservazione medica per le gravi lesioni riportate a seguito dell'aggressione. Sta meglio ma è ancora sotto choc per l'accaduto: "Per il momento, escludo di ritornare a Napoli", afferma con sincero dispiacere.

I fatti risalgono alla sera si venerdì. Mariano decide di trascorrere qualche ora in compagnia degli amici e della sua fidanzata in un pub sito nel "quartiere bene" del capoluogo partenopeo. Tutto sembra filare liscio fino al momento in cui il ragazzo nota che un suo amico sta avendo un diverbio molto acceso con un gruppo di sconosciuti in strada. Prova ad intervenire nel tentativo di sedare gli animi ma le buone intenzioni non vengono affatte premiate. Nel giro di pochi minuti il 26enne si ritrova riverso sull'asfalto con un taglio profondo all'addome: è stato accoltellato da un branco di malintenzionati.

"Mi trovavo con un gruppo di amici in un locale in piazza Bellini. - racconta il giovane ancora provato dall'accaduto alle pagine de Il Mattino - Ero appena uscito dal bagno quando ho notato che Alessio, uno dei quattro che era con me, e con la mia fidanzata, stava discutendo animatamente con dei giovani. Ho capito che si trattava di motivi futili, forse una spinta, gli ho detto di lasciar perdere e ho messo fine alla discussione. Ma appena siamo usciti dal locale siamo stati inseguiti".

Passano pochi secondi e quel venerdì sera di svago si trasforma in una notte da incubo. Prima i pugni, poi l'isenguimento coni coltelli e infine, la pistola: "Abbiamo provato a scappare di nuovo per raggiungere la nostra auto. - spiega - Ero preoccupato, non vedevo più la mia fidanzata. Sempre correndo l’ho chiamata al telefono, mi ha risposto per fortuna, era scappata anche lei in un’altra direzione. Intanto, uno dei ragazzi che ci inseguiva, ha detto all’altro 'prendi la pistola'. Abbiamo continuato a correre. Ricordo una gran confusione e altre botte, poi finalmente quei teppisti sono scappati via. Solo allora mi sono reso conto di essere pieno di sangue. Avevo una ferita sulla parte destra del torace, mentre il mio amico Alessio era stato colpito all’inguine: eravamo sfiniti, mi sentivo debole. Per fortuna sono arrivati i carabinieri che hanno allertato i soccorsi. E meno male che non hanno usato la pistola".

Mariano, che lavora come educatore in una comunità di recupero per minori, non è nuovo a questo tipo di aggressioni. Otto anni fa, a Caserta, è stato aggredito da un branco di ragazzini. E per via dei colpi subiti, gli è stata asportata la milza. L'emergenza criminalità, per lui che ne ha passate di brutte, è un dato di fatto. "La situazione ormai è incontrollabile, - afferma - come incontrollabili sono gli episodi di violenza per i quali, anche per futili motivi, si è pronti a uccidere. Nel mio caso si trattava di coetanei, ma spesso sono i giovanissimi che si armano. Lavoro come educatore in una comunità di recupero per minori, so bene di che cosa parlo.

Non esistono più zone dove sentirsi al sicuro e anche nei luoghi della 'Napoli bene' si corrono grandi rischi".

Ora Mariano ha tanta paura e sull'eventualità di far ritorno a Napoli tentenna: "È una città bellissima ma rovinata dalla delinquenza. Non so se ci ritornerò, per il momento certamente no".

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