Cronaca locale

Spenta una telecamera di sicurezza su quattro. "Il Comune non ha pagato le bollette"

Sindaco, governatore della Campania, ministro dell’Interno e Prefetto hanno firmato il "Patto per Napoli", l’accordo per la promozione e l'attuazione di un sistema di sicurezza per lo sviluppo della città. Clamore per le troppe telecamere spente

Spenta una telecamera di sicurezza su quattro. "Il Comune non ha pagato le bollette"

Uno dei grandi problemi che affligge Napoli è quello della sicurezza. Impossibile negare che grande e piccola criminalità rendono difficile la vita ai tantissimi cittadini partenopei onesti. Molti chiedono alle istituzioni un preciso impegno sul tema della legalità. Un impegno concreto che non si fermi alle sole parole. Qualcosa pare muoversi.

Nella giornata di ieri in prefettura il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ed il prefetto Claudio Palomba hanno sottoscritto il "Patto per Napoli", un accordo per la promozione e l'attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della città che, come ha annunciato il titolare del Viminale, "introduce un metodo di lavoro di condivisione di scelte e obiettivi, mettendo tutti gli attori e le istituzioni attorno allo stesso tavolo".

I punti centrali sono il controllo del territorio, il contrasto all'occupazione arbitraria di immobili e all’abusivismo commerciale ed ai parcheggiatori abusivi, lotta alle baby gang, rimozione degli "altarini" e dei murales della camorra, interventi contro la dispersione scolastica e misure per lo sviluppo e, non meno importante, la videosorveglianza. "È un metodo di lavoro, di condivisione di scelte e obiettivi in uno spirito di condivisione tra le istituzioni che non è scontato ed è molto importante", ha spiegato ancora il ministro che ha parlato di "una sfida portata avanti con azioni di prevenzione, repressione ma anche nel nome di una responsabilità civile”.

Gli obiettivi sono ambiziosi. Resta da capire come si potranno effettivamente raggiungere. Soprattutto in un’area che di problemi legati alla sicurezza ne ha tanti. È la stessa Lamorgese a fornire dei dati da brivido. Nel Napoletano, infatti, gli indici dei reati "sono superiori rispetto al resto d'Italia, con un più 10,9% nella città metropolitana e un più 15 nel capoluogo" con il “fattore” camorra che vede "l'egemonia" dei cartelli dell'Alleanza di Secondigliano e dei Mazzarella.

È tempo di agire ma sullo sfondo della firma aleggia un caso legato alle telecamere a Napoli. È ancora il ministro a raccontare la triste e sconcertante realtà: "Solo il 75% degli impianti presenti in città - 769 di cui 307 telecamere - funziona. Inoltre, sono disponibili 80 milioni a livello nazionale per il triennio 2020/22 ed è indispensabile avere progetti dai Comuni. E da Napoli non ho avuto nulla, a differenza di quanto hanno invece fatto i Comuni della città metropolitana”. "Non ci sono progetti del Comune sulla videosorveglianza - ha aggiunto -. È bene che vengano fatti in tempi rapidi". Il sindaco Manfredi ha prontamente replicato: "Ci stiamo lavorando".

Insomma ci sarebbero sia gli "occhi elettronici" che i fondi in caso ne servissero altri. Ma perché questo sistema di video-sorveglianza non funziona? Qualche telecamera potrebbe avere qualche guasto. Ma vi è un altro motivo, decisamente clamoroso. A spiegarlo è il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: "Il Comune di Napoli non ha pagato le bollette all'Enel. Noi abbiamo fatto la nostra parte fornendo le telecamere nelle zone di Chiaia e della movida, loro non hanno pagato le utenze".

A confermare questa versione è lo stesso sindaco di Napoli: "Ci sono effettivamente bollette non pagate. Provvederemo di certo ma non è questo l'unico problema. La tecnologia degli impianti è desueta, va aggiornata e occorre uno standard unico per far dialogare tutto il sistema. Sui progetti invieremo al ministero i nostri piani per una ulteriore implementazione che auspichiamo coinvolga anche i privati". Il governatore, però, ha rincarato la dose: "Mi auguro che il nuovo sindaco non faccia come in passato, quando il Comune non pagava l'Enel e le telecamere finanziate dalla Regione restavano spente che il nuovo sindaco non faccia come in passato, quando il Comune non pagava l'Enel e le telecamere finanziate dalla Regione restavano spente".

Il problema della sicurezza va affrontato "con misure diverse. Lo spirito dell'accordo è anche quello di coinvolgere privati, fondazioni, parroci. La sicurezza va avvicinata alla società, noi abbiamo individuato temi che toccano la sensibilità dei cittadini", ha spiegato il prefetto Palomba. Già quest’anno ci dovrebbero essere novità per quanto riguarda l’aumento di personale delle forze dell’ordine presente sul territorio. Il ministro dell’Interno ha annunciato, alla presenza del capo della polizia Lamberto Giannini, l'arrivo di rinforzi: "Nel 2022 arriveranno 263 unità di polizia nel Napoletano. Di questi 182 nuovi assunti saranno destinati alla Questura di Napoli".

La criminalità può essere combattuta anche su un altro piano: quella della cultura. Anche per questo uno dei temi centrali dell'accordo riguarda la dispersione scolastica:"È un problema sociale e come tale va affrontato. Prepareremo una piattaforma per incrociare i dati di quelli che non vanno a scuola o ci vanno saltuariamente", ha garantito la Lamorgese.

Non meno preoccupante il capitolo delle occupazioni abusive degli alloggi popolari. Il procuratore Giovanni Melillo pensa di istituire un pool di pm ad hoc mentre il ministra spinge per la realizzazione in tempi brevi di un censimento. Altri temi su cui si è discusso riguardano l’allarme delle baby gang sui mezzi di trasporto e le aggressioni ai medici e infermieri negli ospedali. Insomma c’è tanto da fare.

I napoletani non ne possono più ed attendono risposte concrete.

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