Napolitano avverte: evitare le riforme a colpi di maggioranza

RomaFolla sul lungomare, applausi, gente che grida: «Presidente, aggiusta tutto tu». C’è il sole sopra Bari e Giorgio Napolitano vuole trarne buoni auspici pure sul dialogo politico. Disgelo tra i poli? «Si dice che quando parlo del clima faccio della meteorologia. Oggi è bello, speriamo quindi in un buon clima». Ma, con le elezioni regionali alle porte, sono previste altre perturbazioni: eventuali «larghe intese» gemmeranno, semmai, solo dopo il voto. Quello che il capo dello Stato adesso può fare è lanciare un monito, una specie di promemoria per il dopo: le riforme devono essere fatte in «un’ottica di lungo periodo», non in base «alla contingenza» e non a colpi di maggioranza. Vale per il governo, invitato a non forzare la mano, e vale per l’opposizione, che non può solo fare melina perché «c’è assolutamente bisogno di lavorare e riformare» il Paese.
Al Petruzzelli di Bari, trasformato in un applausometro tra le varie anime del centrosinistra dove i battimani per Vendola subissano quelli per D’Alema, Napolitano inaugura l’anno accademico e il cambio di nome dell’università, che ora si chiamerà Aldo Moro. E proprio alcune parole dello statista democristiano ucciso dalle Brigate rosse fanno da spunto a Napolitano per il suo avviso ai naviganti. «I principi dominanti della nostra civiltà e gli indirizzi supremi della nostra futura legislazione - disse Moro parlando all’Assemblea costituente - siano sanciti in norme costituzionali affinché siano sottratti all’effimero gioco di semplici maggioranze parlamentari». Dopo più di mezzo secolo, secondo il presidente quell’impostazione è ancora valida: «Lancio un appello alla consapevolezza, che non dovrebbe ormai mancare tra le forze politiche e sociali, dell’assoluta necessità di lavorare e riformare in un’ottica di lungo periodo e non sulla base di impostazioni contingenti, asfittiche, di corto respiro, cui corrispondano conflittualità deleterie». Qualche esempio positivo è già sotto gli occhi di tutti, come la riforma universitaria del governo. Il capo dello Stato apprezza «gli impegni sul cambiamento dei meccanismi di valutazione e sul riconoscimento del merito, ciò a cui pare orientato il progetto presentato in Parlamento».
Il monito presidenziale va così agli atti in attesa di tempi migliori, accompagnato dalle reazioni genericamente positive di centrodestra e centrosinistra. Anche se Fabrizio Cicchitto aggiunge che «lavorare insieme per le riforme non significa che l’opposizione ha diritto di veto» e Antonio Di Pietro accusa Napolitano di essere troppo generico: «Parlare di massimi sistemi significa non voler fare nulla».


In tarda mattinata, prima del pranzo in prefettura, visita fuori programma all’università, dove il capo dello Stato nel Salone degli affreschi scopre un quadro che raffigura Aldo Moro. L’appuntamento non è previsto dal cerimoniale: ma dopo aver letto l’articolo di Marcello Veneziani, che sul Giornale di ieri notava la dimenticanza, Napolitano ha deciso di cambiare la sua agenda.

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