Napolitano: con le banche non c’entro

RomaLo aspettavano fuori dalla stazione, al Comune, al teatro lirico. La crisi in Sardegna sta dando linfa a una protesta che unisce autonomisti e disoccupati. E ieri si è fatta sentire con la massima autorità del Paese, il capo dello Stato in visita ufficiale. Striscioni e messe in scena da manifestazione di piazza hanno accompagnato le tappe della giornata di Giorgio Napolitano. Anche una rappresentanza di pastori dell’isola voleva incontrarlo. Non c’è stata tregua, tanto che Napolitano, nel suo discorso al teatro, ha scandito con un sorriso una frase che è tutta una risposta agli slogan contro: «Sento la responsabilità di sostenere il rilancio dell’Italia - ha detto nel suo intervento a Cagliari - visto che non rappresento le banche ed il grande capitale finanziario, come qualcuno umoristicamente crede e grida».
Ha quindi rivendicato il suo ruolo: quello di garante di «una coesione sociale che oggi è a rischio serio», unica base possibile per la ripresa del Paese. Un rilancio che non si costruisce con le frasi a effetto, ha quindi sottolineato: «Non bastano e non servono gli slogan ideologici - il monito del presidente della Repubblica - occorre lucidità, realismo, competenza, senso della misura». Il capo dello Stato ha poi aggiunto di comprendere le proteste, ma ha fatto appello alla responsabilità: «Io so benissimo quale carica di malessere, malumore, malcontento e protesta ci sia nell’isola in questo momento». Ma «occorre rimanere padroni di noi stessi e delle situazioni per quanto difficili e urticanti siano». Poi un messaggio anche a chi governa: «È indispensabile risanare il bilancio pubblico, ma ciò non significa che bisogna procedere alla cieca». Quindi «no» ai tagli «alla formazione, alla ricerca e alla cultura».
La contestazione è arrivata anche sotto il palazzo della Regione, dove i manifestanti hanno letteralmente impedito che fosse innalzata la bandiera del Quirinale al posto del vessillo sardo. La bandiera avrebbe dovuto accogliere il capo dello Stato, come è consuetudine ogni volta che il presidente della Repubblica si reca in un palazzo istituzionale.
In piazza una serie di movimenti anche di nuova formazione, come il gruppo di protesta contro Equitalia (Anti-Equitalia) e il presidio di piazzale Trento, i quattro mori sventolati ovunque.
Accompagnato dal governatore sardo Ugo Cappellacci, Napolitano ha incontrato anche i genitori e il fratello di Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria il 22 ottobre, che «sta bene», ha assicurato. I manifesti «Rossella libera», mostrati da una delegazione di Samugheo hanno accompagnato tutte le tappe della visita.
Ma Napolitano in Sardegna ha soprattutto visto in faccia la crisi economica che sta stritolando molte aziende, definita da Cappellacci «il più grave dramma sociale nella storia dell’Autonomia», con un tasso di disoccupazione che supera il 22%.

Dopo aver incontrato una delegazione di forze sociali e imprenditori, ha ammesso che «il quadro complessivo» della regione è «molto più drammatico di quanto potessi pensare». Cappellacci ha consegnato anche a Napolitano il dossier Sardegna, dove è esposto il nodo dei mancati trasferimenti dallo Stato che aggravano una situazione già compromessa.

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