Roma - Ripieni di ricotta e canditi, fritti nello strutto, spolverati di zucchero a velo. A Totò Cuffaro, che si è dovuto dimettere da governatore, sono rimasti pesantemente sullo stomaco. Ma adesso quei cannoli rischiano di mettersi di traverso pure nel tentativo di Giorgio Napolitano di mettere in piedi un governo. L’ex presidente siciliano, che detiene un consistente «pacchetto azionario» dell’Udc, punta a entrare presto al Senato e quindi vuole andare a votare subito, complicando così la mediazione del capo dello Stato.
Oggi i centristi sfileranno al Quirinale. Sono gli unici nel centrodestra teoricamente disponibili a un accordo, ma sarà comunque difficile per il Presidente spuntare qualcosa di definitivo. Il no di «Vasa-Vasa» Cuffaro bilancia infatti le recenti aperture di Baccini e Tabacci e si aggiunge alle perplessità di Pier Ferdinando Casini, che non se la sente di sacrificare i rapporti con Silvio Berlusconi sull’altare di un’intesa per le riforme. Dice infatti il segretario Lorenzo Cesa: «Chiederemo al Presidente, se ci sono le condizioni, di dar vita a un governo di responsabilità nazionale perché il Paese non ce la fa ad andare avanti e perché servono comunque regole nuove che consentano esecutivi più stabili». Dentro però «ci devono essere Forza Italia e Partito democratico, altrimenti bisogna andare velocemente alle urne».
In questo quadro, Napolitano prosegue nella sua tattica temporeggiatrice. Dopo una domenica di riflessione, stamattina riceverà le delegazioni delle forze medio-grandi: Lega, Udc, Rifondazione, An. Ma la giornata cruciale è quella di domani, quando toccherà ai big, Fi e Pd. La chiave della crisi infatti ce l’ha il Cavaliere, che il capo dello Stato spera di riuscire ad ammorbidire, convincendolo che un accordo subito per una nuova legge elettorale conviene pure a lui. E se non basterà la moral suasion di Napolitano, ci proverà probabilmente un esploratore, uno come Franco Marini o come Giuliano Amato. E se anche questo tentativo fallirà, il Presidente, si dice, prenderà atto di quanto riferito da tutti i partiti e «non forzerà la mano».
Oggi pomeriggio il primo giro di consultazioni verrà concluso con gli ex presidenti della Repubblica. Carlo Azeglio Ciampi non invidia il suo successore. «È una partita difficile, che oggi come oggi può sembrare quasi disperata - dice al Corriere della Sera - . Il quadro d’insieme è complicato e l’aria che tira nel Paese piuttosto allarmante. L’unica strada percorribile è strettissima, però non bisogna arrendersi».
Anche Francesco Cossiga «vede» le urne. «Non credo che riusciranno a fare un accordo sulla legge elettorale - spiega a Telecamere -, a meno che non si stringa un patto di ferro tra Berlusconi e Veltroni per un sistema fatto apposta per far vincere l’uno o l’altro, con tutti gli altri a casa, Prc scomparso, An ai minimi termini». Un’operazione difficilissima.
«La cosa più probabile - insiste Cossiga - è che venga dato un incarico per cercare l’intesa e che, quando si constaterà che questo esecutivo tecnico-istituzionale non riesce a raggiungerla, verrà concesso lo scioglimento anticipato delle Camere». Ci proverà Marini? «Se gli assicurano che non dura più di tre mesi, accetta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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