Serena Coppetti
da Milano
Cera una volta la famiglia regolare. Cera il bene che stava parecchio lontano dal male, cerano il bianco e il nero, le regole poche ma sempre quelle, una società semplice ma concreta. Cerano i bambini e cerano i genitori che sapevano fare la cosa giusta al momento giusto, o comunque la facevano e basta senza porsi troppi problemi.
Cera una volta il genitore-pilastro che ora non cè (quasi) più. Il pilastro si è via via un po sgretolato. Ed è rimasto il genitore con il bene e il male che non sono poi così lontani, col bianco che si è mezzo fuso col nero diventando sempre più grigio, cè la famiglia che si è allargata. E ci sono i babbi e le mamme che ci provano a fare i genitori ma a volte sentono che non gli riesce tanto bene. Che si fanno venire mille dubbi, che quando pensano di avere risolto un grattacapo ne incontrano subito un altro che neanche avevano preso in considerazione.
Ecco perché oggi non stupisce poi così tanto se nasce un «Telefono genitori», una linea di ascolto a cui possono rivolgersi babbi e mamme che pensano di avere un problema. Qualsiasi problema. A volerlo è stata la Fondazione movimento bambino animata dallinesauribile energia di Maria Rita Parsi, psicopedagogista e psicoterapeuta. A realizzarlo ha contribuito Progetto Italia di Telecom che ha messo a disposizione i suoi mezzi per renderlo attivo in tutta Italia. Basterà così comporre il numero verde gratuito 800.27.97.11 e spiegare. Partendo da una consapevolezza: nessun problema è mai troppo stupido se è vissuto come problema. Dallaltra parte del filo ci saranno da giovedì prossimo dalle 9 alle 23 sette giorni su sette quaranta operatori che potranno innanzitutto ascoltare. Poi consigliare, indirizzare, aiutare. Tutti - diventeranno presto settanta - hanno seguito corsi specifici e sono in aggiornamento continuo.
«Chiunque abbia figli sa come è difficile e duro il mestiere di genitore», ha detto Andrea Kerbaker, amministratore delegato di Progetto Italia di Telecom, convinto «che noi oggi siamo genitori molto fragili». Non ha esitato ad appoggiare il progetto che «aiuterà nella pratica a venire incontro a queste fragilità». «Noi offriamo lascolto competente e curato», ha spiegato Maria Rita Parsi, convinta che dare radici quando i bambini sono piccoli e le ali quando crescono oggi sia una sfida veramente più difficile rispetto al passato. «Il problema fondamentale è la comunicazione - si anima la Parsi -. Con i figli ci vuole negoziazione e comunicazione. Solo così si risolvono preventivamente i problemi». E incalza: «I genitori chiedono consigli, vogliono il conforto, la rassicurazione che quello che stanno facendo è giusto. Un tempo la società intorno era solida, dava valori, culturalmente sosteneva la famiglia che in questo modo aveva la ricetta in tasca. Le famiglie dovevano essere unite. Oggi speri che lo resteranno. Ma cè una società intorno che discute di Pacs, le famiglie sono formate da un genitore solo, esistono le adozioni. La famiglia tradizionale sembra essere unimmagine lontana. Eppure al genitore si impone di dare valori di riferimento». Così anche chi non ha problemi si deve confrontare con una realtà che ha mille sfaccettature. Da qui lavvio del «Telefono» per offrire un appoggio, per dare le conferme. O, per dirla con le parole di Patrizia Di Paolo, una delle volontarie «per aiutare ognuno a trovare la sua risposta». Dalla nascita alladolescenza sono mille i problemi che riescono a fare sentire un genitore inadeguato.
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