Il Salone festeggia i suoi prossimi 50 anni. Un traguardo importante. Per gli addetti ai lavori è il «Nautico della speranza». Un messaggio di cauto ottimismo firmato da chi non molla, da chi continua a investire a proprio rischio e pericolo mentre il Palazzo sta a guardare. Il vero problema è che la politica non conosce il problema. O, se lo conosce, non se ne rende conto e lo sottovaluta. Fors'anche se ne frega. Una cosa è certa: la crisi ci ha insegnato a navigare in un mondo assai avaro di certezze. Crisi che ha lasciato per strada morti e feriti ma che, nonostante tutto, sta arrivando alla fine del tunnel. Al Palazzo interessano poco o punto le difficoltà di un settore che, oltre a contribuire per il 3% al Pil nazionale, risulta essere strategico anche per le cosiddette economie locali. Prevalgono i pregiudizi nei confronti di un comparto in cui 120mila lavoratori figli di un Dio minore si divertono a costruire «giocattoli» per sporchi-ricchi-evasori. Nossignori, non funziona così. Questi operai non sono entrati nei cantieri per concorso pubblico, dopo aver superato la prova della fotocopiatrice. Al contrario rappresentano l’eccellenza della manodopera. Non si appollaiano sui tetti o sulle gru. Né bloccano ferrovie e autostrade. Nonostante questo quadro avvilente, oggi l’industria nautica riparte con qualche certezza in più grazie alla passione e alla caparbietà dei suoi protagonisti, ma consapevole che la competizione sarà durissima. Perché saranno ancora una volta gli imprenditori a prendersi i rischi (non banche e politica). Sono rischi veri, micidiali, una roulette che ogni giorno decide della vita o della morte delle aziende. Cosa che non fa notizia. Se il «cigno nero» della finanza ha lasciato macerie in tutti i settori, Il «cigno nero» della politica paralizza da mesi l’attività di governo, Parlamento e commissioni varie. Una paralisi che ha ricadute devastanti su alcuni comparti «non protetti» come la nautica. Occorre quindi, che il Cigno Nero, quello vero, tolga il disturbo in fretta, insieme con i suoi rumorosi seguaci. E si ricominci finalmente a governare, l’economia in primis. Non molto tempo fa eravamo in un cantiere di Viareggio. Nella vicina edicola la locandina di un quotidiano locale: «Via Coppino piange, sembra un deserto». Per chi non lo sapesse, via Coppino è il cuore della Darsena viareggina. Abbiamo visto troppi negozi, quasi tutti legati alla nautica, con serrande abbassate e cartello funebre: vendesi, affittasi. Ma come, qui non c’era anche il famoso negozio di architettura nautica «Della Pietà Yachts»? Sparito. Avrà traslocato? Chissà. Non abbiamo indagato. Forse un giorno ce lo ritroveremo in boulevard Princesse Charlotte… Eventualmente. «Dobbiamo tornare alla nautica di tutti», disse un illuminato imprenditore in una intervista. Anche alla nautica della politica, aggiungiamo. Con un ragionevole dubbio: riuscirà mai la politica a capire quale ruolo strategico la nautica può giocare nel rilancio dell’economia del Paese? Chiudiamo con un amabile appello all’eccellente ministro Giulio Tremonti: lei che ama la montagna, non mortifichi più di tanto chi sceglie di andar per mare. Luglio e agosto non sono i mesi più indicati per la caccia all’evasore. Gli yacht sono controllabili nei porti 9-10 mesi l'anno. Per un Paese già malato di alta pressione (fiscale), gli arrembaggi «somali» non sono gli antibiotici giusti. Anzi, fanno molto male.
Se non siamo stati convincenti, caro ministro, può sempre chiedere conferme ai suoi colleghi francese e spagnolo. Le racconteranno straordinarie storie di un indotto miliardario. Per le loro economie costiere. Buon vento, Salone! E buon compleanno. Se il Dio della politica è cieco e sordo, abbi fede nella Provvidenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.