"La nautica non chiuderà per crisi"

LE ASSISE GENERALI DELLA NAUTICA ITALIANA A RIMINI Ma restano sul tavolo tre nodi da sciogliere, tra cui i costi del Salone di Genova, diventati insostenibili per le imprese

"La nautica non chiuderà per crisi"

[TESTO]Le Assise generali della nautica italiana lasciano sul tavolo tre rebus. I seguenti, da valutare e risolvere, possibilmente in fretta: 1) fatturato complessivo 2011 a 3,340 miliardi (dimezzato rispetto al 2008) ma dato ancora in pesante calo nell’anno nautico in corso. Note tristi anche sul fronte occupazione che registra un significativo -15%; 2) a picco (-35%) anche la vendita di motori fuoribordo e, nei primi tre mesi dell’anno, pure il leasing nautico (-60%); 3) il Salone Nautico Internazionale di Genova va ripensato: costa troppo e molte aziende non ce la fanno. Offerta abbondante ma economicamente insostenibile, domanda scarsa per effetto crisi. C’è il rischio, concreto, di un eventuale salone parallelo low cost (per ora riguarda solo il comparto della vela. Ne parleremo diffusamente in uno dei prossimi numeri del Giornale di Bordo). Scimmiottando lo scambio di insulti Grillo-Bersani si potrebbe dire: «Settore non morto...». Cioè moribondo. Ma trattandosi di imprenditori seri e non di politici, ecco il messaggio: «Non moriremo per crisi». Ci sarebbe un quarto interrogativo rimasto sul tavolo di Rimini. Meriterebbe un discorso a parte. E un breve accenno subito. Riguarda la vocazione innata del governo dei Prof a tartassare anche le imprese e la totale incapacità - degna del peggiore dei governi politici che la storia della Repubblica ricordi - di dare una scossa all’economia andando a recuperare ingentissime risorse nelle mangiatoie di Stato. Ne riparleremo. Quindi resta la preoccupazione. Perché il quadro della nautica italiana tracciato da Ucina non è brillante: «I numeri generali del comparto - è la riflessione del numero uno dell’associazione, Anton Francesco Albertoni - ci raccontano di un 2011 sostanzialmente allineato con il 2010: il fatturato si è attestato a 3 miliardi e 340 milioni di euro contro i 3,3 miliardi del 2010. Nel 2008 il fatturato era pari a 6,2 miliardi e nel 2009 a 4,3 miliardi. Sembrava che nel 2011 questa curva discendente si fosse arrestata. Purtroppo non è così: le prime stime sull’anno nautico 2011-2012 ci stanno indicando un nuovo calo ed è un dato estremamente preoccupante». A soffrire maggiormente della crisi sono le imbarcazioni medie, quelle comprese tra i 10 e i 20 metri. Si spiega così anche il forte calo delle vendite dei motori fuoribordo nei primi 5 mesi dell’anno. E per quanto riguarda i primi tre mesi dell’anno piange anche il piatto del leasing nautico, crollato del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La ciliegina riguarda il mercato interno: «Eravamo al 20% nel 2011 - aggiunge Albertoni - ma ora sembra si sia arrivati addirittura sotto il 10%». Ancora più pessimista Lamberto Tacoli, top manager del gruppo Ferretti e vicepresidente di Ucina: «Tra il 2008 e oggi il fatturato è diminuito del 95%. In Italia non c’è mercato. Tornerà, ma dovremo aspettare qualche annetto...». Ben nove i tavoli tecnici delle Assise: nel mirino i problemi del settore. Più in dettaglio: ruolo dell’associazione e rappresentanza; strumenti finanziari a sostegno delle imprese; internazionalizzazione e competitività; comunicazione associativa; superyacht e competitività internazionale; natanti e sviluppo della nautica sociale; cultura del mare e promozione della nautica; sviluppo del Salone di Genova; sostenibilità ambientale e innovazione. «Noi - ha concluso Albertoni - combattiamo la crisi facendo sistema e operando scelte strategiche che possano dare nuova competitività al settore. Il primo passo è continuare ad alimentare e far crescere la passione per la nautica, [TESTO]superando difficoltà e timori legati al fisco.[/TESTO] Solo così si potrà ricominciare a crescere. Non abbiamo mai chiesto che la barca venga esclusa dal nuovo redditometro, abbiamo sempre chiesto che i soldi spesi in una barca valgano tanto quanto quelli spesi in una automobile, in un caravan, in una casa al mare o in montagna». Interessante - e fattibile subito, burocrazia permettendo - la proposta di Piero Formenti (consigliere Ucina): una speciale categoria di posti barca riservati ai natanti (barche sotto i 10 metri), in grado di agevolare il comparto sia in termini di semplificazione amministrativa sia di riduzione dei costi del canone demaniale. Di certo favorirebbe tutto l’indotto che vive grazie alla piccola nautica. Non poteva mancare qualche proposta provocatoria sul Nautico di Genova. Trasferirlo a Fiumicino o farlo diventare biennale? Fantanautica. Per ora.

Però il vento che arriva da Cannes soffia sempre più forte e minaccioso sul polo di piazzale Kennedy. Urgono idee e contromisure adeguate. Senza storia la conferenza stampa di fine evento. Niente di nuovo sotto il sole di Rimini. Anche i giornalisti vivono la loro crisi...

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