Navigava da esperto in «Transatlantico»

Nel Transatlantico navigava «a vista». Ma nel senso che era impossibile non vederlo, non sentirlo e, per un politico, sfuggirgli, quando a Montecitorio sbucava fuori all’improvviso, magari dalla Corea, il corridoio riservato ai deputati e inaccessibile ai cronisti non di lungo corso. Gianni era più che lungo corso: interminabile fiume di aneddoti, battute, sarcasmi, spunti «riservatissimi». E poi lamentele e scherzi, consigli e richieste d’aiuto: tutto assieme, sempre tutto in uno, come lui.
Sacro e profano, lavoro e divertimento, vita e morte. Energia allo stato puro, il grande White Horse (così lo si chiamava) si aggirava tra i divanetti con il passo lieve del cavallo di razza e la generosità del pellerossa. Il resto lo faceva la capigliatura che precocemente aveva finito con l’incanutire. A un ritmo che lui, abituato a piacere e a piacersi, da ultimo trovava senz’altro spropositato.
Così non potevano sottrarsi al suo scorrazzare neppure i parlamentari, con i quali Gianni non aveva timori riverenziali, anche se appena conosciuti. «A’ onore’, vie’ qua, famme capi’...». L’aggancio quasi sempre quello del cronista ignaro, dall’aria svagata, vecchio trucco marpione per fargli calare lo scudo (Gianni avrebbe scritto: «le braghe»). Ma da tempo non funzionava più tanto: i politici lo conoscevano, e lo temevano. O lo affrontavano: quante discussioni, in pieno Transatlantico, con deputati per altri neppure avvicinabili. Uno per tutti: Massimo D’Alema. «Baffetto» (così lo chiamava Gianni) lo conosceva bene, lo stimava nonostante i tanti tiri mancini ricevuti a mezzo stampa. Basta leggere il suo messaggio di cordoglio per ritrovare quell’umana simpatia: «Partecipo con commozione e cordoglio per la scomparsa di Pennacchi, con il quale, in tanti anni di discussioni e qualche volta di controversie, si era venuto costruendo un rapporto di stima e amicizia. Sono affettuosamente vicino ai suoi familiari, alla redazione del Giornale e ai suoi colleghi cronisti parlamentari».
Il gelido Max «sciolto» da Gianni, un miracolo di cui lui avrebbe sorriso felice e sornione: «Hai visto che so’ capace de fa’?». Ma ieri è stato l’intero mondo politico - amici veri (come Bobo e Stefania Craxi) o semplici vittime dei suoi «assalti» - a rimanere colpito dall’ultimo scherzo di Pennacchi, quello che non avremmo mai voluto che facesse.

Dai presidenti delle Camere ai leader, ai semplici peones e gli uffici stampa, tutti lo ricordano commossi come «libero, autentico, ironico». Una penna graffiante capace d’infinita tenerezza. Così com’era lui. Che la terra ti sia lieve, caro compagno di banco e d’avventura.

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