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"Bullismo istituzionale". Altro veleno di Casarini sul governo

Le navi delle Ong continuano a chiedere il porto all'Italia anche per interventi non in area Sar italiana e poi si lamentano: "Nessuna lezione è stata imparata"

"Bullismo istituzionale". Altro veleno di Casarini sul governo

Nel Mediterraneo sono operative due navi della flotta civile delle Ong. La Geo Barents ha effettuato un intervento nella giornata di ieri mentre la Ocean Viking prosegue il pattugliamento in acque internazionali davanti alla costa libica. Come impone il decreto Piantedosi divenuto operativo il 3 gennaio, le navi delle Ong che vogliono sbarcare i migranti nel nostro Paese sono obbligate a chiedere un porto subito dopo il primo intervento. Così ha fatto la nave di Medici senza frontiere, che ora viaggia verso La Spezia con 130 migranti a bordo, frutto di due interventi, di cui il secondo effettuato mentre la nave risaliva verso il porto assegnato.

Un porto evidentemente non gradito alle Ong, vista la sua posizione a Nord. Ora la sinistra guidata dal Pd non può accusare il governo di assegnare alle navi dei migranti solo porti in città guidate da amministrazioni rosse, visto che il sindaco di La Spezia, Pierluigi Peracchini, è il primo amministratore cittadino di area centrodestra dal dopoguerra. Appena le è stato assegnato il porto, la Ong ha attaccato il governo italiano: "La stessa storia si sta ripetendo e nessuna lezione è stata imparata. A seguito del salvataggio effettuato oggi, le autorità italiane ci hanno assegnato La Spezia come luogo di sbarco. Questa città dista circa 100 ore di navigazione dalla nostra posizione attuale". Non si capisce quale sia la lezione che l'Italia avrebbe dovuto imparare, visto che sta operando all'interno del diritto internazionale.

Immediato l'eco di Luca Casarini, capomissione della Ong RescueMed: "L’imposizione del porto di La Spezia per la nave del soccorso civile Geo Barents, a 1200 km dal punto del salvataggio di 69 persone, di cui 25 bambini, è bullismo istituzionale. Contro i bulli bisogna unirsi per insegnargli l’educazione". Tuttavia, la nave della Ong non è obbligata a sbarcare i migranti che ha recuperato nel Mediterraneo nel nostro Paese: non esiste alcun obbligo in tal senso ma è una libera scelta della Ong quella di chiedere un porto in Italia e, quindi, effettuare un solo intervento per volta.

Le Ong potrebbero rivolgersi alla Tunisia, Paese che l'Unhcr considera sicuro e non potrebbe essere altrimenti, visto che è una meta gettonata per il turismo europeo. I Pos della Tunisia distano poche ore di navigazione dall'area in cui operano le Ong, il che permetterebbe alle navi di tornare rapidamente nel luogo di pattugliamento. Anche Malta risulta essere più vicina. Ma di porti non italiani più vicini di La Spezia ce ne sono a iosa nel Mediterraneo: anche quelli della Corsica lo sono, oltre che quelli affacciati sull'Adriatico. Ma le Ong preferiscono evidentemente sottostare al decreto italiano, pur lamentandosi, fare vittimismo per la distanza e per l'impossibilità di viaggiare con la nave alla massima capienza, piuttosto che sbarcare in altri Paesi.

Un motivo ci dev'essere.

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