
Dopo 31 anni di occupazione, il Leoncavallo è stato sgomberato dalla sede di via Watteau. Il centro sociale era abusivo nello stabile industriale che i legittimi proprietari per lungo tempo hanno reclamato e per la cui occupazione sono stati compensati dallo Stato con diversi milioni di euro. All'alba di ieri le forze dell'ordine si sono presentate in via Watteau per procedere allo sgombero e non c'era nessuno in quel momento: hanno preso possesso dello stabile e lo hanno presidiato mentre all'esterno si organizzava un picchetto degli occupanti per protestare contro lo sgombero.
"Contro lo sgombero del Leoncavallo, contro il fascismo di governo, la gentrificazione ed espropriazione dei patrimoni pubblici e autogestiti. Difendiamo gli spazi sociali, la cultura libera, l’arte sovversiva e i movimenti dal basso. Vogliamo un’altra Milano", hanno dichiarato dal centro sociale annunciando una prossima manifestazione, che potrebbe tenersi il prossimo 6 settembre. Non una data a caso: quello era il giorno in cui era stato programmato lo sgombero della struttura prima che venisse deciso di anticipare al 21 agosto, anticipando e prendendo di sorpresa i diretti interessati. Dal Leoncavallo parlano di "patrimoni pubblici e autogestiti" ma in realtà si tratta di uno spazio provato, che ha una proprietà che lo ha reclamato.
"La manifestazione attraversa le date del festival antirazzista Abba Vive dal 5 al 7 settembre al Parco Sempione. Un evento che rappresenta la memoria viva delle nuove generazioni antirazziste e decoloniali che sono il futuro di Milano", si legge ancora nel proclama della manifestazione. Anche il sindaco Beppe Sala è stato colto di sorpresa per lo sgombero, tanto da aver a più riprese dichiarato di non sapere nulla dell'operazione condotta dalle forze dell'ordine.
Ora si attende la manifestazione del 6 settembre e il rischio per la sicurezza appare molto alto: l'ultima volta che il Leoncavallo è stato sgomberato era il 1994 e successivamente a quell'operazione si registrarono violenti scontri in città tra manifestanti e forze dell'ordine. Il rischio è che a Milano arrivino anche manifestanti da altre città e le frange più violente dell'antagonismo militante di sinistra, italiano e internazionale.