Così Regione Lombardia aveva avvisato Palazzo Chigi: Piano pandemico da aggiornare

Nel 2009 la Direzione generale sanità aveva segnalato la necessità di modificare il protocollo sulla pandemia, lo statistico Merler aveva predisposto delle modifiche di cui dieci anni dopo si è persa traccia. E nessuno da allora ha fatto nulla

Così Regione Lombardia aveva avvisato Palazzo Chigi: Piano pandemico da aggiornare


Domanda: che fine hanno fatto gli aggiornamenti al Piano pandemico del 2006 chiesti da Regione Lombardia nel 2009? Risposta: non lo so. A parlare non è un avventore al bar ma l’ex dirigente dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza, nella sua audizione recentemente desecretata alla commissione Covid sul Piano pandemico, che all’inizio dell’epidemia nel gennaio 2020 il governo di Giuseppe Conte e Roberto Speranza decisero di non applicare, in spregio alle direttive Oms di febbraio (di cui abbiamo parlato qui) che chiedevano di adeguarlo. «Non so che fine abbiano fatto gli aggiornamenti del Piano pandemico chiesti dalla Lombardia nel 2009», dice Rezza. Ed è lo stesso dubbio che davanti ai magistrati di Bergamo - che indagavano i vertici di Palazzo Chigi e ministero della Sanità per epidemia colposa, indagine archiviata a Brescia - si era posto anche il matematico Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler durante le primissime fasi della pandemia.

Le ammissioni colpevolmente tardive della comunità scientifica italiana e dei componenti della task-force Coronavirus creata informalmente da Speranza stanno ahinoi riscrivendo non solo la storia della pandemia, ma anche l’intera catena di responsabilità sul mancato aggiornamento del Piano pandemico, per cui tra una manciata di giorni saranno in udienza davanti al gip di Roma gli ex vertici della Prevenzione del ministero della Sanità.
Dalle domande del senatore Fdi Guido Quintino Liris a Rezza sappiamo che i lavori per riscrivere il Piano pandemico (come peraltro aveva chiesto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin il suo ex dirigente Ranieri Guerra, prima di passare all’Oms) erano iniziati nell’aprile del 2019. Dalle carte di allora emerge chiaramente come il documento sia stato elaborato «considerando i requisiti in base all’esperienza della pandemia dell’H1N1 del 2009». Questo ovviamente sarebbe sufficiente a confermare che il Piano pandemico andasse aggiornato almeno a partire dalla conclusione della pandemia da H1N1 (la cosiddetta «influenza suina») ma al contrario, sappiamo che tale iniziativa venne presa dal ministero della Salute solo nell’aprile del 2019, ovvero quasi dieci anni dopo. Da un cassetto sempre il senatore Liris ha estratto un documento cruciale. È una circolare del 2009 della Direzione generale sanità della Regione Lombardia, in cui si scrive che il Piano pandemico del 2006 era stato costruito sull’ipotesi che le caratteristiche del virus influenzale pandemico fossero rappresentate dall’H5N1 (la famigerata «aviaria»). «In base a questo possiamo affermare che il Piano pandemico del 2006 andasse aggiornato già dal 2009, essendo intervenuto l’H1N1». È a questa domanda che in audizione Rezza sembra incartarsi: «Nel 2009 non erano però passati neanche tre anni, per cui non credo ci fosse la necessità di aggiornare il Piano pandemico. Probabilmente erano state apportate, da quello che mi legge - ma non lo so - piccole modifiche o qualche aggiornamento. Nel 2009 ricordo più che altro che ci fu la necessità di prendere delle misure di contenimento, di medicazione e di acquisto di vaccini. Dopo andò come andò, perché arrivarono prima i casi che i vaccini, perché si era a novembre del 2009. Che fine abbiano fatto quegli aggiornamenti però - sinceramente - non glielo so dire. Forse erano degli adattamenti al fatto che ci fosse un’epidemia in atto».

Peccato che a smentire le parole di Rezza fosse proprio l’audizione del suo «pupillo Merler («fui io stesso a indicare la fondazione Bruno Kessler, perché ne conoscevo il valore», sostiene Rezza) ai magistrati di Bergamo proprio dal suo pupillo Stefano Merler : “Tra il 2007 e il 2012 ho consegnato alcuni risultati all’Iss per la modifica del piano pandemico. Nel frattempo ci siamo occupati anche della H1N1. Neanche di questi miei studi se ne trova traccia nel Piano pandemico».

Eppure, come lui stesso conferma ai magistrati di Bergamo, la collaborazione di Merler con l’Istituto Superiore di Sanitá inizia proprio nel 2006 «per la redazione del Piano pandemico». In particolare, lo statistico Merler si era «occupato di creare modelli che potevano fornire indicazioni sul possibile impatto dell’epidemia e poter valutare l’efficacia delle diverse soluzioni di intervento». Ma «delle mie indicazioni - continua Merler - nulla è stato recepito nel Piano pandemico». Proprio quello che - stando a Merler - sarebbe mancato proprio al famoso documento del 2006. Rispondendo alla domanda di Andrea Crisanti davanti ai magistrati, Merler avrebbe specificato che erano due le macro lacune del Piano pandemico del 2006. Mancavano «tutta la parte del piano che si occupi delle modalità di raccolta dei dati, come stimare la trasmissibilità, i tempi chiave dell’epidemia, conoscere il numero degli asintomatici» e qualsiasi riferimento alle azioni da intraprendere sulla base »dei dati epidemiologici che via via emergono».

Dunque, la tanto criticata Regione Lombardia aveva chiesto di aggiornare il Piano del 2006, Merler aveva dettato delle modifiche ma fino al 2019 nulla è stato fatto.

Poi il protocollo sulla pandemia è stato frettolosamente archiviato, anche per mancanza di sensibilità (e di fondi) della classe politica al governo negli anni precedenti. Quegli aggiornamenti potevano salvare delle vite? Possibile sia colpa «solo» dei dirigenti portati alla sbarra a Roma?

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