"Cosa nostra viva, coesa e armata", l'allarme degli inquirenti

Altri 29 arresti a Palermo nel filone già scoperto a febbraio scorso. Soldi da droga, pizzo ai pusher e gioco digitale online

"Cosa nostra viva, coesa e armata", l'allarme degli inquirenti
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Cosa nostra è viva, «armata e coesa» nonostante le indagini della magistratura. Lo dimostra l’operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo che su ordine della Direzione distrettuale antimafia e del gip hanno arrestato 29 persone, delle quali 13 già detenute. Le accuse sono le solite: mafia, traffico di stupefacenti, estorsioni, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi. Le indagini sono partite nel 2023 e riguardano le cosche di Palermo Porta Nuova, storicamente uno dei più potenti e pericolosi della città di Palermo. Si tratta del secondo filone dell’operazione dello scorso 11 febbraio «Grande Inverno» contro 181 presunti affiliati.

Secondo le indagini «Cosa nostra è un’associazione criminale vitale e al passo coi tempi», ancora legata alle regole dei «padri fondatori», ai suoi antichi riti e al compimento delle condotte illecit tradizionali (estorsioni, droga e scommesse clandestine e online) ma che sa anche dominare «i moderni mezzi di comunicazione per cercare di sfuggire alla pressione investigativa».

Nonostante i colpi inferti dalle indagini, la mafia è «coesa, violenta e vitale», ha a disposizione «un’allarmante disponibilità di armi che in alcuni casi sono stati vendute» grazie alle quali non solo impone la «protezione mafiosa» agli operatori economici ma gestisce direttamente il territorio. Lo dimostrerebbe il ruolo centrale riconquistato da parte dei mandamenti cittadini rispetto a quelli della provincia. I soldi arrivano «dalle più remunerative piazze di spaccio» da cui trae ingenti proventi.

Secondo le indagini i pusher si riforniscono dai canali «autorizzati», in caso sia fuori dal mandamento devono pagare all’organizzazione mafiosa una «tassa», altrimenti il rischio è di «violente ritorsioni». È altrettanto remunerativo il gioco digitale, parallela all’imposizione mafiosa dei «pannelli di gioco».

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