Covid e influenza, il picco tra 10 giorni

Casi più gravi per il virus stagionale. Rezza: «Curva giù da metà mese ma contagi fino a febbraio»

Covid e influenza, il picco tra 10 giorni
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Rassegniamoci. Se l’influenza ha rovinato a un milione di italiani le vacanze natalizie e ha messo sotto scacco i pronto soccorso di mezza penisola (con i medici di famiglia in ferie non si riesce comunicare neppure via mail), il peggio non è ancora arrivato. «La curva è ancora in crescita e con l’apertura di scuole e uffici i contagi aumenteranno tanto che il picco influenzale è previsto per la metà di gennaio - avverte Gianni Rezza, professore di Igiene al San Raffaele di Milano – lnoltre la discesa non sarà rapidissima e il virus circolerà per l’intero mese di febbraio». Ecco perché per anziani e fragili rispunta il vaccino antinfluenzale. «Anche se sembra troppo tardi, fare ora il vaccino contro l’influenza può essere molto utile per evitare pericolose complicanze».
Già, perché se per il Covid l’immunizzazione di massa sta producendo i suoi frutti (ci si ammala e solo con sintomi di raffreddamento) il ceppo influenzale di quest’anno è molto insidioso. «Circola l’H1N1 ricorda Rezza - molto più dannoso del ceppo dell’anno scorso e ai fragili può causare ricadute pesanti compreso le ospedalizzazioni». Per il resto della popolazione, invece, l’influenza «stende» i pazienti a letto per almeno 3-4 giorni con un febbrone da cavallo. Ma è inutile fiondarsi in ospedale. «Serve riposo, antipiretico e alimentazione sana compreso il buon brodo di pollo», spiega Rezza. Altro non si può fare.

Anche Fabio De Iaco, presidente della Società italiana medicina di emergenza urgenza (Simeu) frena sulle corse in ospedale. E consiglia letto divano a tutti coloro che non hanno patologie di carattere cardiologico o pneumologico ma «solo» febbre a 38-39, tosse e raffreddore, consultando anche solo telefonicamente il medico e assumendo correttamente gli antipiretici. In pronto soccorso, paradossalmente, si rischia di infettarsi e si appesantisce il carico di lavoro per gli operatori che devono dedicarsi ai casi più gravi. Ma non c’è solo influenza e covid. Sono molto diffusi altri virus intestinali o para influenzali che quest’anno provocano fortissimi e fastidiosi raffreddori accompagnati da tosse e mal di gola.

La parte del leone però è dell’H1N1. «Sui campioni segnalati dai medici sentinella – spiega Rezza – è emerso che il 30% dei casi sono di vera influenza, l’8% è Covid, un altro 8% è virus respiratorio sinciziale, quello che colpisce soprattutto i bambini».
Il Covid è dunque sparito? «No circola ancora ma il dato ufficiale è sottostimato - spiega l’esperto -, molti fanno il test a casa e non dichiarano la malattia anche perché il più delle volte provoca solo raffreddore e qualche linea di febbre».
L’impatto clinico è limitato. «Il Covid è però un virus più capriccioso - avverte Rezza - per i più suscettibili può diventare motivo di ricovero e causare complicanze gravi». Dunque, complici le feste e l’esplosione dell’influenza in anticipo rispetto agli anni scorsi, il sistema sanitario è in affanno. In Lombardia la crescita dei contagi da influenza provoca ricadute sulle strutture: nell'ultima settimana sono stati più di 150mila le persone che si sono ammalate.

A Roma nei Pronto soccorso risulta un'attività superiore del 30 % rispetto al periodo natalizio dei tempi pre-Covid. Al Cardarelli di Napoli a fine anno ben 100 persone sono state accolte al pronto soccorso non per le conseguenze dei botti ma a causa dell’influenza.

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