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Eurofighter vs Ferrari. "Quel giorno vinsi io ma Schumi mi stregò"

Oggi venti anni fa l’insolita sfida tra il pilota più vincente e l’astronauta: "Michael era semplice"

Eurofighter vs Ferrari. "Quel giorno vinsi io ma Schumi mi stregò"

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C’era una volta una Ferrari che dominava il mondo. Erano i tempi in cui la Rossa di Maranello vinceva un titolo iridato dopo l'altro con Michael Schumacher. Così forte che cercava di sfidare altri bolidi, che addirittura volavano sul serio. Come quando esattamente vent’anni fa, l’11 dicembre, partecipò a una gara di accelerazione: da una parte la monoposto F2003GA di Formula 1 con al volante il Kaiser campione del mondo, dall’altra un caccia Eurofighter 2000 Typhoon dell'Aeronautica Militare Italiana, ai comandi del quale c'era il pilota collaudatore e astronauta Maurizio Cheli. F2003GA, va ricordato, stava per Gianni Agnelli, era l’omaggio della Scuderia e dell’allora presidente Luca di Montezemolo, all’Avvocato scomparso pochi giorni prima della presentazione della monoposto 2003, Agnelli grande appassionato di sport che subito dopo la sua Juventus aveva nel cuore la Ferrari. Maurizio Cheli ricorda con piacere quella sfida «C’erano auto -aereo. 50.000 persone all’aeroporto “Corrado Baccarini” di Grosseto. Questo per dire la capacità di attrazione di un idolo come Michael Schumacher e della Ferrari. E di un gioiello dell’aeronautica come l’Eurofighter, allora agli albori. Oltre alla sfida in sé, quell’evento fu una vetrina per la tecnologia italiana». Come si arrivò a quel duello nel 2003? «Sulla spinta dell'allora sottosegretario alla difesa Filippo Berselli, che volle far rivivere questa sfida auto contro aereo. Una sfida iniziata nel 1931, con Tazio Nuvolari alla guida di un'Alfa Romeo 2300 che a Roma affrontò il biplano Caproni e perse per pochi secondi». Dopodiché, si dovette attendere Gilles Villeneuve per rivivere il secondo round.
«Sì. Nella base di Istrana, vicino Treviso, nel 1981 era stata ripresa da Gilles Villeneuve, che poi non era solo lui, ma c’erano più piloti di F1. Ma tutti si ricordano la Ferrari di Gilles Villeneuve.
Finì in pareggio».

Per decretare il vincitore, sì arrivò all'11 dicembre 2003: Schumi vs Cheli. Come si svolse la gara?

«Per rendere la sfida incerta, si divise la gara in tre manche di accelerazioni: la prima sui 600 metri, la seconda sui 1200 metri, e la terza sui 900 metri».

Come finì il duello con Schumacher?

«Persi la prima gara per un decimo, vinsi in maniera relativamente agevole la seconda, e alla fine vinsi per un decimo quella decisiva sui 900 metri».

Conobbe Schumi nel momento di massimo splendore: in quell’epoca era lo sportivo più famoso con Valentino. Lei era tifoso Ferrari?

«Essendo di Modena, anzi di Zocca, lo stesso paese di Vasco, ovviamente non potevo essere che tifoso della Ferrari. Ma di fronte a una gara di quel tipo, si bada al proprio. Non eravamo lì solo per partecipare e nessuno dei due ci teneva a perdere».

Quel giorno con lei, Schumi si sentiva una persona normale, affascinato da un pilota di caccia?

«Per chi fa un mestiere così tecnico, qualunque “macchina” ad alta tecnologia attira. Michael era affascinato da un mondo sì diverso, ma per certi versi simile al suo».

Quell’incontro la cambiò?

«Ho un bellissimo ricordo di quella giornata, ci siamo anche fatti una foto con Michael. Lui era curioso di conoscere una parte dell’aereo, come io ero curioso di conoscere il suo mezzo. Ho conosciuto una persona molto alla mano, devo dire, e molto meno fredda di quello che poteva sembrare dalla televisione».

In che senso?

«Incontrandolo personalmente, ho conosciuto un uomo molto diverso dall’immagine che lui forse dava come pilota. Meno tedesco, in senso buono».

A fine mese saranno 10 anni dall'incidente di Schumi sugli sci.

«Ne rimasi profondamente colpito. Da pilota, dico che l’accettazione di una certa dose di rischio fa parte del mestiere. Nella sua carriera, ha avuto degli incidenti ma è uscito senza problemi. Per un pilota di F1 farsi molto male in una giornata di relax sugli sci sembra proprio un paradosso».

Rispetto a 20 anni fa, la Ferrari ora non vince.

«Si spera sempre nell’anno dopo. Il problema è che il nostro è diventato un mondo impaziente, in qualunque campo, non solo sportivo. Uno investe risorse ed energie, e vuole vedere i risultati subito. Dovremmo essere più pazienti».

Sarà Leclerc il prossimo campione del mondo a sfidare un caccia?

«Sarebbe un bel traguardo: per lui e per la Ferrari.

E potrebbero attrarre di nuovo tanto pubblico».

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