I gemellini in mare e il gesto eroico. Così il cadetto ha salvato la famiglia

Intervista a Nunzio Varricchione, al terzo anno della scuola militare: “Questo sangue freddo è legato all'esperienza all'interno della scuola militare”

I gemellini in mare e il gesto eroico. Così il cadetto ha salvato la famiglia
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Tutto si è giocato in pochi secondi. Domenica scorsa, Baia Domizia, in provincia di Caserta. È ora di pranzo e Nunzio Varricchione, al terzo anno della scuola militare “Nunziatella” dell’Esercito, si trova con la sua famiglia al mare. È in acqua insieme allo zio e ai cuginetti di sette anni. All’improvviso le correnti cambiano e l’acqua si agita fino a creare dei mulinelli.

“Il fondale marino si muoveva e si creavano dei veri e propri vuoti: un secondo prima toccavi, il secondo dopo no”, racconta Nunzio al Giornale, e prosegue: “Improvvisamente mio zio si è ritrovato in un mulinello e, per cercare di galleggiare, ha iniziato a muovere le gambe ma, avendo anche i bambini in braccio, è stato colpito da un crampo. Ha iniziato a sbracciare e ad essere in difficoltà. Ho sentito che mi chiamava ed è svattato l'allarme nella mia testa. Ho subito pensato ad agire e credo che questo sangue freddo sia legato all'esperienza all'interno della scuola “Nunziatella” e, quindi, alla vita militare che ho fatto negli ultimi tre anni”, conclude il ragazzo che ci tiene a sottolineare quanto sia “importante, per qualsiasi militare, di qualsiasi grado e forza armata, avere la capacità di prendere decisioni importanti in breve tempo e sotto pressione. È una cosa alla quale veniamo preparati già da quando entriamo il primo giorno a scuola: veniamo messi sotto pressione per imparare a prendere decisioni anche sotto stress”.

Ma non c’è solo l’aspetto dell’addestramento a fare la differenza. C’è pure quello dei valori, attorno ai quali tutte le scuole militari si plasmano. “Preparo alla vita ed alle armi”, recita il motto della “Nunziatella”. E così è nel caso di Nunzio: “Il primo valore che mi viene in mente è quello della fratellanza, fondamentale per noi allievi. Viviamo questi tre anni a contatto 24 ore su 24 con i nostri compagni e si crea tra noi un rapporto fraterno. Un altro valore è l'onore nei confronti della divisa e dell'istituzione che andiamo a servire. Poi il rispetto per la divisa, per quello che sono l'esercito e le tradizioni. E quindi la disciplina che ci viene insegnata dal primo anno, con ritmi abbastanza serrati”.

L’addestramento si traduce, oltre che nella didattica, anche nella formazione sportiva: “Sin dal primo anno partecipiamo a varie attività come il nuoto – che mi è stato utile in questa situazione – l'atletica, l'equitazione, la scherma e le arti marziali. Inoltre facciamo un addestramento militare di base sia alla fine del primo sia alla fine del secondo anno. Tra quelli che abbiamo fatto c'è anche la pratica del nuoto operativo. È un addestramento che riguarda le tecniche da adottare nel caso in cui si debba attraversare un corso d'acqua o trasportare un ferito”.

Ora Nunzio è al termine del suo percorso all’interno della “Nunziatella”. È soddisfatto per quello che ha vissuto e per la persona che, attraverso la scuola, è diventato. E, prima di congedarci, ci tiene a dire: “Consiglierei ai ragazzi di fare l'esperienza della “Nunziatella” perché, a differenza di quanto si possa pensare da fuori (c'è chi dice che ‘si sprecano gli anni migliori dell'adolescenza’) questa scuola ti dà l'opportunità di fare esperienze che i civili non faranno mai nella loro vita o comunque a questa età.

Inoltre non c'è da considerare solo l'aspetto della disciplina e del rigore militare, ma anche una componente di divertimento e di apprendimento proattivo. La cosa che resta più impressa agli allievi è forse il rapporto che si sviluppa con i propri compagni che poi resta per tutta la vita”.

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