C'è attesa per l'audizione di domani in commissione Covid dell'ex capo di gabinetto di Roberto Speranza, quel Goffredo Zaccardi che in molti ricordano per alcune sfuriate contro il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Ad ascoltarlo ci sarà anche l'ex ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, che alla Camera del 4 marzo 2020 scagionò Regione Lombardia sulla mancata chiusura di Alzano e Nembro ("in caso di emergenza nazionale, decide lo Stato, comanda lo Stato") e che oggi fa il diavolo a quattro a difesa dell’operato del governo di Giuseppe Conte II di cui faceva parte durante la prima ondata pandemica, lamentandosi sul Fatto quotidiano del 28 ottobre scorso a nome di Pd e M5s dei tempi troppo spediti dei lavori della commissione d’inchiesta.
Eppure dopo l’audizione di Tiziana Coccoluto, ex vicecapo di gabinetto di Speranza, qualche domanda la commissione Covid dovrebbe farla proprio a lui. Perché la Coccoluto ha spiegato al presidente Marco Lisei (FdI) che alla riunione segreta (“Non era una riunione del CTS. Era una riunione a parte”) svoltasi tra il 6 ed il 7 marzo 2020 presso il dipartimento di Protezione Civile ed in cui si decise di non chiudere la Val Seriana, oltre al ministro Speranza ed al premier Conte, “era presente - se non ricordo male - anche il Ministro degli Affari Regionali, l’onorevole Boccia”.
Un dettaglio di non poco conto visto e considerato che Boccia - come Conte, che però non si è quasi mai visto - ha avuto accesso non solo alle audizioni secretate ma anche tutta la relativa sensibile documentazione acquisita dalla stessa commissione. Che Boccia abbia assunto e rivendicato un ruolo primario durante la prima ondata lo si evince anche da quel discorso alla Camera: "La nostra Costituzione non prevede una clausola di supremazia, in qualunque circostanza, e non sancisce la preminenza dello Stato sulle Regioni. Ma il complesso delle norme vigenti ci consente di dire con chiarezza che, trattandosi di una epidemia a carattere transnazionale, anche nelle materie concorrenti, lo Stato può avocare a sé la funzione legislativa”. Parole che avrebbero dovuto fugare ogni dubbio, anche nei più accaniti critici di Regione Lombardia, sulle responsabilità della mancata zona rossa a Nembro e Alzano, in Val Seriana.
Una versione - quella di Boccia - confermata anche dall’ex vice capo di Gabinetto di Speranza: “Con decreto legge n.6 del 2020 (23 febbraio ndr) era stato deciso che i provvedimenti contenitivi sulle misure emergenziali andavano presi con Dpcm. Ma cosa diceva il Cts della Zona rossa nella Bergamasca? La Coccoluto ricorda che nel merito “c’era stato un primo parere dell’Istituto Superiore di Sanità, di Silvio Brusaferro su Alzano e Nembro”, che in una e-mail del 2 marzo 2020 raccomanda proprio la chiusura dei due Comuni. “Tanto è vero che noi - continua Coccoluto - come ministero della Salute avevamo inviato la bozza di Dpcm per la chiusura dei comuni di Alzano e Nembro. Poi la presidenza del Consiglio ha chiesto un ulteriore aggiornamento”.
Tempo prezioso, poi si è deciso di non chiudere soltanto Alzano e Nembro tutta l'Italia dopo una riunione ristretta a cui ha partecipato anche Boccia. Da qui l'evidente cortocircuito istituzionale, al pari di Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato in Antimafia: non si può essere teste, autore e giudice delle proprie decisioni.