Ultima follia pro Pal al grido “fuori gli assassini dalle Olimpiadi”. Uno sparuto gruppetto di attivisti, non più di 15, ha atteso questa mattina, all’attracco, la motovedetta della Guardia costiera Visalli, che aveva trasportato la fiamma olimpica da Amalfi a Sorrento. Un simbolo di pace partito da Roma il 6 dicembre, che attraverserà tutta l’Italia per arrivare a Cortina e accendere i Giochi. Sventolando bandiere palestinesi hanno accolto la fiamma olimpica, con un marinaio tedoforo, al grido “fuori degli assassini dalle Olimpiadi”.
Nella testa bacata dei manifestanti l’obiettivo era proprio la Guardia costiera sicuramente assimilata alla tragedia di Cutro, ai migranti che vengono portati indietro dai libici, alle operazioni in mare di Frontex, che hanno visto recentemente impegnata la motovedetta Visalli nella zona dell’Egeo. Peccato che la Guardia costiera abbia soccorso 29.056 persone in mare, in gran parte migranti, solo nel 2024. E la CP 422 attraccata a Sorrento è intitolata ad Aurelio Visalli, secondo capo nocchiere, medaglia d’oro al valore della Marina alla “memoria”. Il 26 settembre 2020 si è sacrificato “dimostrando audacia, generosità d'animo e non comune senso del dovere” per soccorrere, si legge nella motivazione, “un giovane che, a causa della fortissima mareggiata in atto, versava in imminente pericolo di vita”. Un’onda di sette metri ha travolto il sottufficiale per sempre sulla spiaggia di Ponente a Milazzo.
L’equipaggio della Guardia costiera accolto dalle grida “assassini” è rimasto stupefatto dall’assurda accoglienza della fiamma olimpica. “Totale sbigottimento di forze dello Stato che non ammazzano nessuno, ma piuttosto soccorrono vite in mare” è l’umore nella Guardia costiera. Nave Visalli fa parte della moderna classe “Angeli del mare” specializzata proprio in ricerca e soccorso. Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, non ha peli sulla lingua: “I contestatori si vergognino. Si tratta dell’ennesima mancanza di rispetto indecente verso gli appartenenti ad un corpo dello Stato, che ogni giorno salvano centinaia di vite in mare mettendo a rischio la propria incolumità”.
Il corpo fondato 160 anni fa, seppure nei recinti dettati dalla politica e dai ministri di turno, ha cercato sempre di agire con equilibrio e serietà nella crisi migratoria. L’obiettivo è salvare vite in mare, ma pure non permettere che le Ong facciano quello che vogliono, al di sopra della legge, in nome di un diritto umanitario tutto loro.