Migranti, altri 41 morti in un naufragio: l'intervento italiano al largo della Libia

I migranti raccontano di essere partiti da Sfax in 45, poi un'onda ha ribaltato l'imbarcazione. In 41 sarebbero morti, i restanti 4 avrebbero trovato un'altra barca abbandonata e sarebbero stati spinti fino alla Libia dalle correnti

Migranti, altri 41 morti in un naufragio: l'intervento italiano al largo della Libia
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Nuovo naufragio nel Mediterraneo. Quattro migranti, originari di Costa d'Avorio e Guinea Konakry, hanno raccontato di essere partiti da Sfax su un barcone con 45 persone a bordo ma probabilmente a causa delle cattive condizioni del mare dei giorni scorsi, il mezzo si è ribaltato e per gli altri occupanti non ci sarebbe stata possibilità di salvezza. Sarebbero rimasti in mare per quattro giorni fino all'avvistamento di un aereo di Frontex, che ha fatto partire la macchina dei soccorsi con il coinvolgimento degli assetti italiani. Ora i quattro sono a Lampedusa. Nelle prossime ore verranno ascoltati, assieme ai mediatori culturali e interpreti, dai poliziotti della squadra mobile della questura di Agrigento, che cercheranno di ricostruire cosa sia effettivamente accaduto e di fare chiarezza su alcuni dettagli che, al momento, sembrano essere assai confusi e contraddittori.

La presunta dinamica del naufragio

I migranti a bordo hanno raccontato di essere partiti da Sfax e di essere caduti in mare: gran parte dei presenti a bordo sarebbe affogata, mentre loro sarebbero riusciti a salire su un'altra barca in metallo, probabilmente lasciata in mare dopo un'operazione. Tutto questo sarebbe avvenuto nel canale di Sicilia, ma le correnti avrebbero poi portato il natante al largo della Libia. Per questa ragione le autorità italiane hanno da prima allertato i libici, visto che la zona era di loro competenza. Ma non essendoci stato riscontro, le motovedette italiane si sono dovute spingere fino al largo delle acque di Zuwara dove nel frattempo era intervenuta la nave bulk carrier "Rimona", battente bandiera maltese, che ha poi agevolato il trasbordato sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera, che li ha portati in Italia.

I barchini in metallo

Pare che la barca fosse in metallo e lunga 7 metri e che un'onda l'abbia colpita, facendola ribaltare. I barchini in metallo sono sempre più frequenti nel Mediterraneo, perché si tratta del mezzo prediletto dai migranti subsahariani per raggiungere l'Italia. Queste barche vengono assemblate alla bell'e meglio in capannoni lungo la costa e poche ore dopo sono già in mare. La stessa propaganda africana invita gli organizzatori e i trafficanti a effettuare con cura e attenzione le saldature, per non rendere ancora più pericolose le traversate. Ma c'è anche il fattore sovraccarico a incidere su queste tragedie: è facile immaginare che un barchino artigianale in metallo, costruito artigianalmente e in maniera non accurata, lungo appena 7 metri e con 45 persone a bordo fosse ben oltre il limite della sua capacità di carico. È bastata un'onda più grossa delle altre a causare il ribaltamento.

La propaganda di sinistra

Tutto questo mentre la sinistra si affanna per chiedere al governo e all'Europa di intervenire, non bloccando le partenze e cercando di tamponare la situazione all'origine ma mettendo in mare un numero maggiore di navi di salvataggio. Un discorso buonista e irrazionale fatto da chi non ha ancora capito come funzionano i fenomeni migratori dal Nordafrica.

Quante più navi di soccorso verranno messe in acqua, tante più navi lasceranno le coste in direzione dell'Europa. Quindi non solo in questo modo non viene ridotto il rischio di naufragio, perché aumentano le barche in mare, ma il rischio è anche quello di aumentare ulteriormente il numero di sbarchi.

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