
«Giovanni, con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza». Si conclude così il post su Istagram con cui l’avvocato Fabio Anselmo ha annunciato la morte del padre di Stefano, il giovane deceduto una settimana dopo aver subito un pestaggio in una cella di una caserma dei carabinieri. L’uomo è morto all’età di 77 anni, dopo anni di tensione, processi, dolore.
«Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le anno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c'è più» scrive Anselmo rivolgendosi a quei «molti, troppi» che «hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano era solo». Parole dette «per giustificare l’ingiustificabile, per infrangere una famiglia già distrutta dal dolore».
E per confutare quelle affermazioni, l’avvocato Anselmo pubblica la lettera di Stefano Cucchi scrisse al padre due anni prima di morire e che l’uomo lesse in tribunale durante uno dei processi per la morte di suo figlio. «Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava - ricorda Anselmo nel post - In quell’aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia. Quelle parole, semplici, umane, limpide, hanno distrutto anni di odio, menzogne, depistaggi». «A chi ha scritto che Giovanni “non c’era”. A chi ha detto che “se lo meritava”. A chi ancora oggi commenta senza sapere - conclude Anselmo - leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci».
La lettera, pubblicata dall’avvocato sul suo profilo Instagram, è stata scritta da Stefano durante un viaggio in treno verso casa: «Caro papà, questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita. Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa.
Tu che sei così grande, costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me. Forse l’unico. Un padre che amo, e che io ora non voglio più stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra ».