I paracadutisti dell’AnpdI devono lanciarsi in Albania e non possono farlo in Italia. Una situazione paradossale dettata dal congelamento da parte dello Stato maggiore dell’esercito di una circolare sulle attività «di interesse militare», che di fatto sospende i lanci. Uno stop che dura da tre anni. Si sperava di vedere la luce in fondo al tunnel del guazzabuglio giuridico-amministrativo dopo una sentenza del Tar e le precisazioni dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. La linfa vitale dell’associazione nazionale paracadutisti d’Italia, che prima di questa crisi contava su 10mila iscritti, è l’attività lancistica. Senza il paracadute l’associazione d’arma fondata da reduci di El Alamein e altre battaglie vede incrinata la sua identità fino a rischiare una vera e propria estinzione. Sull’ultimo numero di Folgore, la rivista dell’AnpdI, il presidente Marco Bertolini, generale della riserva, veterano dei paracadutisti, dei corpi speciali e delle missioni all’estero ha denunciato a chiare lettere l’imbarazzante situazione nel suo editoriale Duri di capoccia. Il provvedimento dell’Enac, che aveva spinto lo Stato maggiore dell’esercito a sospendere in maniera cautelativa la circolare 1400/1229 sui lanci «non era rivolto alla nostra attività di interesse militare» scrive Bertolini. Non solo: il direttore generale dell’Enac chiarisce con una mail che il provvedimento «in nessun punto vieta l’attività di aviolancio svolta dall’associazione». «I lanci che lo stesso ente non ha consentito sono quelli non di interesse militare» scrive Bertolini. L’attività dell’AnpdI è sempre stata «di interesse militare» per di più svolta «sotto il controllo del ministero della Difesa». Migliaia di giovani hanno ottenuto il brevetto con l’associazione conquistando le «ali d’argento» per poi arruolarsi nella brigata Folgore. Il paradosso, come spiega Bertolini nel suo editoriale, è «che lo Sme (Stato maggiore esercito) non ha sbloccato la circolare 1400, impedendoci così di praticare la nostra attività in Italia e facendo slittare ancora la soluzione della vicenda dei paracadutisti brevettati da marzo a ottobre 2020 ai quali non è stato rilasciato il meritato diploma».
Ben 189 soci compresi diversi militari in servizio e una ventina di allievi della scuola navale Morosini hanno regolarmente svolto il corso e si sono lanciati, ma attendono il giusto riconoscimento.
L’ultima battaglia dei parà ha trovato riscontro anche nell’impugnazione da parte dell’AnpdI presso il Tar del Lazio. La sentenza stabilisce che il provvedimento dell’Enac «in nessun punto vieta l’attività di aviolancio svolta dall’Associazione ricorrente». La sospensione da parte dello Stato maggiore dell’esercito, però, non è stata revocata nonostante le ripetute richieste scritte e la proposta di aprire «un tavolo tecnico» per uscire dall’impasse che rischia di estinguere l’Associazione d’arma.
Il risultato è che i paracadutisti devono andare a lanciarsi all’estero, in Albania. Ad Argirocastro si sono svolti a fine aprile e a giugno 168 lanci con soci giunti da mezza Italia grazie all’organizzazione della scuola AnpdI di Ancona in un clima di grande ospitalità da parte della cittadinanza. Una soluzione «tampone» che non è alla portata di tutti anche in termini economici.
Riceviamo e pubblichiamo
In relazione all’articolo dal titolo “Parà, lanci in Albania per il divieto in Italia. L’appello al Ministero” a firma Fausto Biloslavo, pubblicato in data 6 agosto 2023, si intende precisare il sottostante punto di vista. L’impiego del “paracadute a calotta emisferico” non è utilizzabile su vettore civile. L’Anpdi ha svolto attività impiegando procedure di formazione ed istruzione differenti. L’Ente militare non ha sospeso la circolare militare (1400/1229) ma la Convenzione, che è riservata unicamente ai militari della Forza Armata; cioè, non è rivolta ai carabinieri, poliziotti, marinai, finanzieri, civili né agli allievi della scuola navale Morosini.
La questione è che l’Anpdi, cui non è preclusa la facoltà di svolgere i lanci sotto giurisdizione militare non essendo sospesa la circolare militare, ha invece fatto svolgere tale attività agli allievi in ambito civile in assenza dei requisiti e prescrizioni poste dalla disciplina normativa, atteso che le qualifiche Anpdi non sono titoli ministeriali e sono del tutto inidonee, per compiti e funzioni, ad effettuare le operazioni da lancio degli allievi da vettori civili. In tale contesto l’Enac e lo Sme sono intervenuti nei rispettivi settori di competenza esclusiva.Avv. M. Nazario Nardella
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