Strangolò la madre e vegliò il corpo per ore: assolto per vizio di mente

Per i giudici il 26enne è socialmente pericoloso e va ricoverato in una residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza per i prossimi 10 anni

I Ris nella casa del delitto a Breno (Brescia)
I Ris nella casa del delitto a Breno (Brescia)

La Corte d'assise di Brescia, dopo poche ore di camera di consiglio, ha assolto per vizio totale di mente Vincenzo Capano, l'uomo nel settembre del 2020 a Breno nel Bresciano uccise la madre Francesca Mesiano strangolandola. Per i giudici il 26enne è socialmente pericoloso e va ricoverato in una residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza per i prossimi 10 anni. Il pm aveva chiesto che Capano, attualmente ricoverato nella Rems di Castiglione delle Stiviere (Mantova), fosse dichiarato parzialmente incapace e aveva chiesto la condanna a 14 anni di carcere.

Processato malgrado le perizie degli psicologi

A sostenere che il 26enne di Breno fosse imputabile era stato il pubblico ministero Roberta Panico, titolare delle indagini sull’omicidio. Francesca Mesiano era stata trovata senza vita il 10 settembre di due anni fa nell’appartamento che divideva con suo figlio a pochi passi dal municipio di Breno. Il pm in fase dibattimentale aveva chiesto che Capano, attualmente ricoverato nella Rems di Castiglione delle Stiviere, fosse dichiarato parzialmente incapace. Tesi ribaltata dalla Corte. L’avvocato Gerardo Milani ne aveva chiesto l’assoluzione invocando le perizie disposte dal gip nel corso delle indagini e dell’udienza preliminare, nelle quali i periti concludevano per la sua incapacità di intendere e di volere.

La confessione dopo l'arresto e il cadavere vegliato ore

Dopo l’arresto, interrogato dal Giudice per le indagini preliminari, il giovane bresciano aveva riferito di aver strangolato la madre, Francesca Mesiano, e poi di averla lasciata a terra (e guardata) per più di due ore, quando era la morta. Il ragazzo abitava insieme alla madre in un appartamento di Breno, in una palazzina in centro non lontano dal municipio. È qui che si è consumata la tragedia: l'omicidio sarebbe il tragico epilogo dell'ennesima lite scoppiata tra i due in casa. Un disagio familiare che si sarebbe trascinato per lungo tempo, sia per problemi economici che per i problemi psichici di cui soffriva la donna.

La donna, 52 anni, non lavorava e in paese viveva di elemosina. Da tempo era stata abbandonata dal marito, che l'aveva lasciata sola con i figli: il più grande, Vincenzo, era disoccupato, ma continuava ad essere l'amministratore di sostegno della madre.

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