Chiusi due centri sociali a Monza e Torino. L'attacco: "Strategia per silenziare le lotte sociali"

Forze dell'ordine in campo per riportare la legalità nelle città: si inizia con la chiusura di due centri sociali a rischio crollo a Torino e Milano

Foto di repertorio
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Il nuovo corso impresso dal governo Meloni ha l'obiettivo di ripristinare condizioni di legalità nelle città, anche a partire dai centri sociali. Le occupazioni illegali degli spazi e degli stabili, sia dei privati che della comunità, rappresenta un reato che a sinistra si preferisce non vedere: è un bacino di voti troppo importante per i rossi per rischiare di perderlo e così ecco che negli anni sono prolificati gli squat e tutte le attività connesse a questo mondo, spesso spacciate per culturali. Nelle ultime 24 ore sono stati due i centri sociali che sono stati sgomberati dalle forze dell'ordine, uno a Torino e uno a Monza, con relative proteste da parte degli occupanti.

All'alba del 1 agosto, poco prima delle 6 del mattino, squadre della polizia di Stato hanno liberato il centro sociale Foa Boccaccio di Monza, che fin dal luglio 2021 occupava un'ampia area di via Timavo. L'intervento delle forze dell'ordine si è reso necessario per consentire ai proprietari dello stabile di tornare in possesso dello stesso ed effettuare i necessari interventi di messa in sicurezza. Infatti, anche in conseguenza alle violente piogge che si sono registrate negli scorsi giorni, il capannone ha un serio rischio di crollo ed esiste anche un concreto rischio di contaminazione dalle fibre di amianto. Ma al di là di questo, i residenti della zona fin dall'inizio dell'occupazione chiedevano che venisse effettuato lo sgombero, anche perché nei weekend venivano organizzate feste e incontri con musica alta e schiamazzi fino all'alba.

In segno di protesta contro l'intervento delle forze dell'ordine, che hanno permesso la libera fruizione del legittimo proprietario dello stabile, circa 300 persone hanno sfilato ieri a Monza con partenza da piazza Castello. Decine gli agenti della questura di Monza impiegati per garantire la sicurezza del corteo, che si è mosso scandito da slogan, cartelli e lanci di fumogeni, anche se non si sono registrati scontri importanti con e forze dell'ordine.

Situazione simile a Torino, dove a essere liberato dalla Digos è stato il centro sociale Murazzi. Anche in questo caso, l'intervento si è reso necessario per il pericolo di crolli. Il provvedimento è stato firmato dal sindaco Stefano Lo Russo, che ha chiuso le arcate 25 e 27 per "criticità strutturali e impiantistiche con concreto pericolo per l'incolumità pubblica". Al centro sociale viene contestata anche l'effettuazione di modifiche strutturali, come "l'apertura di un ampio varco di comunicazione tra i locali aventi accesso dalle arcate operato su una muratura portante che, nonostante la posa di una putrella sulla parte sommiate dell'apertura, potrebbe comportare la compromissione della sicurezza statica dell'intera struttura".

Ovviamente, dal centro sociale non ci stanno e accusano la questura di voler "silenziare le lotte sociali e gli spazi di socialità liberata in città". Accusano che sia un sequestro politico e strumentale, non figlio di evidenti lacune di sicurezza, una solfa senza capo né cosa che si sublima in questo passaggio della nota condivisa via social: "Trattare un centro sociale occupato alla stregua di uno dei tanti locali della movida commerciale il cui unico obbiettivo è quello del profitto è indice di questo tentativo di depoliticizzazione".

Quindi, ecco l'attacco al governo: "Il clima nel Paese con questa destra al governo non è sicuramente dei migliori, tra attacchi continui ai più poveri, negazionismo climatico e soldi spesi per il riarmo militare. In questo contesto la questura di Torino è la più fulgida rappresentazione degli 'esecutori materiali' del progetto di Paese che ha in mente il governo Meloni".

Il piagnisteo, sostenuto dalle ben note correnti poltiche, è iniziato. Ma chissà perché il centro sociale non ha speso una parola contro il sindaco di Torino, firmatario dell'ordinanza di sgombero, candidato dal Partito democratico.

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