Gli ultras (con il Daspo) e la guerra pianificata. "In 180 già identificati"

"I napoletani stavano lì, ad aspettare i romanisti. Quando questi sono scesi, sono andati compatti allo scontro"

Gli ultras (con il Daspo) e la guerra pianificata. "In 180 già identificati"

«I napoletani stavano lì, ad aspettare i romanisti. Quando questi sono scesi, sono andati compatti allo scontro». Da anni cercavano l'occasione giusta per vendicarsi di quella finale di Coppa, nel 2014, all'Olimpico. Partita costata la vita a un tifoso biancoceleste, Ciro Esposito. Lo sapevano tutte le tifoserie, era nell'aria da mesi. Eppure nessuno li ha fermati. Il giorno dopo la guerriglia in A1 sono gli stessi ultras giallorossi a commentare la maxirissa a colpi di bastone e coltelli andata in scena davanti alle forze dell'ordine che non hanno potuto fare nulla. «Ci sono stati parecchi feriti. I napoletani le hanno date, pure parecchie, anche qualche napoletano era ferito. I napoletani hanno fatto una bella azione, studiata nei minimi particolari. I romanisti ci stavano, sono scesi, si sono compattati e sono andati avanti» raccontano i romanisti in un audio postato sui social.

Black block travestiti da supporter, armati di mazze, bombe carta, fumogeni e colli di bottiglia. La Procura di Arezzo, che ha aperto un fascicolo per rissa aggravata, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti, ne ha identificati più di 180 fra quelli che hanno partecipato agli scontri all'autogrill di Badia al Pino. Ma all'appello ne mancherebbero altrettanti. Le indagini, coordinate dal procuratore aretino Roberto Rossi, sono affidate alla polstrada e alla Digos di Napoli e Roma che conoscono bene gli irriducibili delle varie tifoserie, più volte colpiti da Daspo e denunce. Ovvero i più violenti e che domenica sarebbero dovuti restare a casa. A Genova, dove si è giocata Sampdoria-Napoli, un'auto con quattro ultras napoletani forza un posto di blocco. Inseguita dagli agenti, viene fermata a Genova Nervi. Nel bagagliaio tre spranghe di ferro, probabilmente usate durante i tafferugli. I quattro sono stati portati in questura e denunciati. E a Genova Est altri 80 ultrà partenopei sono stati fermati a bordo di nove minivan. Da un primo esame dei video sull'A1 sarebbero gli stessi mezzi ripresi mentre attendono l'arrivo dei romanisti. Una volta identificati, gli 80 tifosi sono stati scortati fino a Napoli e «riportati» a casa. Ieri la Digos ha arrestato in flagranza per differita il primo tifoso napoletano. «Faremo ogni sforzo - dichiara il procuratore di Arezzo - perché i responsabili di questi fatti siano chiamati quanto prima a rispondere delle loro azioni in sede penale». «Adesso i nostri sforzi sono concentrati a individuarli. È stato un atto folle che ha messo in serio pericolo l'incolumità dei viaggiatori e che ha bloccato una delle principali arterie di circolazione del Paese». Da una ricostruzione della questura di Arezzo, «alle 13 circa 350 tifosi si fermano all'autogrill in direzione Nord, dove poco dopo arriva un gruppo di tifosi romanisti. Inizia la guerriglia con bastoni e fumogeni che spacca l'Italia in due. L'autostrada viene bloccata per 50 minuti». La polizia chiude l'ingresso all'area di servizio mentre dalla stazione Arno arrivano i rinforzi. A quanto pare, inutilmente. E gli oltre 300 ultrà se le danno di santa ragione per quasi un'ora, poi ripartono, come se nulla fosse, per Genova e Milano.

«Si era capito subito che non sarebbe stata una domenica come le altre» dicono i lavoratori dell'autogrill.

Molti gli indizi, a cominciare dai van usati dai tifosi per le trasferte al posto dei pullman «parcheggiati ovunque e che non ripartivano subito dopo la sosta». Non solo. Nessuno aveva addosso i colori della propria squadra: «Erano tutti vestiti di nero, con i cappucci calati e gli occhiali da sole».

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