La verità sul lockdown scatena Fdi: "Conte riferisca in commissione Covid"

Zullo e Buonguerrieri: "L’ex premier spieghi perché da Palazzo Chigi ci fu una fuga di notizie". In commissione Covid giovedì tocca all’ex ricercatore Oms Zambon

La verità sul lockdown scatena Fdi: "Conte riferisca in commissione Covid"
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Le nuove rivelazioni di un ex membro del Cts che preferisce rimanere anonimo, raccolte dal Giornale, spalancano nuove e imbarazzanti verità sulla tragicomica gestione della prima ondata di Covid da parte del governo di Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Il lockdown nazionale del marzo 2020 sarebbe partito dopo le indiscrezioni sulla possibile chiusura di una parte della Lombardia e sarebbe legato alla fuga in massa di italiani verso Sud, la parte del Paese al momento meno esposta ai contagi. Come abbiamo già ricostruito, nonostante l’allerta Oms del 5 gennaio 2020, l’Italia fece poco o nulla per fronteggiare il virus; il Piano pandemico del 2006 fu ignorato anche se poteva essere adattato; abbiamo avuto il record di morti anche tra il personale medico e infermieristico, nonostante due lockdown e l’obbligo vaccinale, probabilmente anche per colpa delle mascherine cinesi farlocche importate e sdoganate con un inganno documentale che ha tratto in errore Dogane, Cts, Inail e Iss.


Secondo il senatore Ignazio Zullo, capogruppo Fdi in commissione Sanità e componente della commissione Covid, è necessario «che l’allora premier Giuseppe Conte venga in commissione Covid a chiarire l’ormai enorme mole di accuse che si affastellano sul suo operato in quella delicata fase per l’Italia». Come ricorda il senatore, «Il Giornale mette in fila una serie di gravi accuse all’allora governo sulla gestione della prima ondata di Covid. Le indiscrezioni di un esponente del Cts, che preferisce restare anonimo, testimoniano il fallimento di chi davanti alle telecamere si diceva “prontissimo” ad affrontare il Covid. Anzitutto il lockdown imposto dall’allora premier Conte fu la disastrosa conseguenza di un’inadeguata gestione della comunicazione sulla circolazione del virus in Lombardia. Inoltre - prosegue Zullo - l’Italia, nonostante l’alert dell’Oms del 5 gennaio 2020, non fece nulla per fronteggiare il virus. E poi, ancora, il Piano pandemico del 2006 fu ignorato riguardo alle azioni di sanità pubblica che sarebbero potute essere utili, così come non furono rinforzate le linee guida per la gestione ospedaliera. È grazie al lavoro della commissione Covid che tanti protagonisti di quella stagione stanno ora rivelando fatti interessanti».


Sulla stessa linea la deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo Fdi in commissione Covid, che aggiunge: «Quanto Fratelli d’Italia ha sin da subito denunciato sta venendo sempre più a galla, grazie al lavoro inossidabile della commissione bicamerale d’inchiesta sulla gestione del Covid e grazie alle rivelazioni di un esponente del Cts, in forma anonima, pubblicate stamattina da Il Giornale online. Da quanto emerge, il lockdown che chiuse in casa l’intera popolazione italiana, generando gravi danni economici e sociali, non fu dettato da ragioni sanitarie, ma fu l’effetto di una inadeguata comunicazione istituzionale». Come ha infatti rivelato una fonte ex Cts «a inizio marzo 2020 il governo lasciò trapelare di voler chiudere la Lombardia, dove effettivamente il virus circolava, senza però bloccare anche i trasporti. Questo grave errore - sottolinea la Buonguerrieri - causò la fuga di massa verso altre zone d’Italia, dove del Covid non sembrava ancora esservi traccia, con il rischio che i viaggiatori diventassero dei vettori del virus. Un doppio danno, insomma, di cui il secondo fu effetto del primo: prima la grave leggerezza di lasciare che i trasporti dalla Lombardia funzionassero, poi l’accanimento del lockdown a discapito di tutto il Paese. Anche su questo tema, come Fratelli d’Italia, chiederemo che la commissione Covid faccia chiarezza».


Le parole dei due esponenti di Fratelli d’Italia arrivano alla vigilia di altre testimonianze e documenti sulla prima fase della pandemia della Commissione bicamerale d’inchiesta sulla gestione del Covid destinate a far discutere. Domani dalle 9.00 parleranno Alessandro Rossi, presidente della Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg); Filippo Curtale, direttore della Uoc Rapporti internazionali e con le Regioni dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (Inmp) e (intorno alle 12:30) Paolo Grossi, ordinario di Malattie infettive presso l’Università degli Studi dell’Insubria.

Giovedì c’è attesa per l’audizione di Francesco Zambon, dirigente medico presso la Aulss2 regione Veneto, già autore del report sulla gestione «caotica e creativa» della pandemia, che dovrà replicare anche alle ricostruzioni della genesi del rapporto - pubblicato e sparito in 24 ore - e soprattutto sulle pressioni della Cina perché non venisse diffusa la verità sulla data del primo contagio da uomo a uomo, che Pechino d’accordo con l’Oms voleva ritardare.

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