Gianni Clerici
Attraverso gli anni il concetto di riabilitazione ha subito un lento processo di trasformazione: da una concezione esclusivamente terapeutica si è passati alla valorizzazione dellaspetto globale di questo importante percorso, intendendo riabilitazione come restituzione della persona alla normalità di una vita familiare e sociale.
Da questa premessa è partito il convengo sulla riabilitazione neurologica svoltosi nei giorni scorsi al Lido di Venezia nella sede dellospedale S. Camillo, che è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.Tra le «lezioni magistrali» vanno ricordate quelle del professor Marco Trabucchi, già presidente della Società italiana di geriatria, e del professor Enrico Garaci, presidente dellIstituto superiore di sanità: entrambi convinti (come il cardinale Scola che ha dato il benvenuto ai congressisti) che bisogna sempre agire «nellinteresse e nel pieno rispetto del malato». Gli attuali programmi di riabilitazione neurologica iniziano nei reparti di terapia intensiva e proseguono in altre sedi, che devono contare su un team altamente specializzato. Il traumatizzato cranico non ha bisogno soltanto della cannula tracheostomica ma anche del recupero di un preciso «schema» corporeo. La sua rieducazione deve sì puntare ad una mobilità il più precoce possibile ma anche allarticolazione della parola e al miglioramento di tutti i deficit cognitivi.
Dal professor Placido Bramante, che dirige il Centro neurolesi di Messina, sono venute alcune precise indicazioni: prima di tutto quella che riguarda lapplicazione di un stimolazione «multisensoriale»; poi laccertamento di una «spasticità» da trattare con grandi impegno.
Necessario il ruolo della famiglia nella riabilitazione neurologica
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