Ha sollevato un polverone (politico) lo sgombero dei caseggiati popolari di via Quarti, in zona Baggio, con i contatori staccati e una decina di famiglie con situazioni di fragilità rimaste per giorni senza corrente. Il blitz è scattato il 16 dicembre. Prima di Natale il sindaco Beppe Sala ha fatto sapere che il Comune si sarebbe fatto carico del pagamento delle utenze per sessanta giorni e la Caritas avrebbe fatto da "ponte", intestandosi le allacciature. In mezzo Aler Milano, proprietaria dell'immobile e presente al tavolo della prefettura, che non può avallare a propria volta situazioni di illegalità. Oltre all'utenza la Caritas avrebbe dovuto intestarsi pure gli alloggi. Situazioni complicate da districare e da gestire in emergenza. Il presidente di Aler Milano Alan Rizzi prende spunto dal caso di via Quarti ma fa una raccomandazione "generale" (anche rivolta chiaramente al Comune, nello specifico al Welfare che ha puntato il dito contro le modalità del blitz): "Servirebbe che chi ne ha le competenze facesse un monitoraggio preciso delle situazioni di fragilità in città, compreso soprattutto chi vive nelle case di edilizia residenziale pubblica. Il vero segreto non è occuparli dei casi fragili quando c'è necessità, in situazione d'emergenza, ma da subito. L'ho detto in tempi non sospetti, appena ho assunto l'incarico. Chiederò formalmente una riunione per mettere a terra tutte le soluzioni possibili e immaginabili, ovviamente nel rispetto della legge regionale". Non bisogna occuparsi dello stato di fragilità solo quando esplodono i casi ma "determinare la situazione caso per caso e creare percorsi.
Al quarto mese da presidente, Rizzi traccia un bilancio e anticipa i piani per il 2026. Intanto, "funziona il nuovo sistema di riatto degli alloggi appena sgomberati. Il nostro responsabile sicurezza interviene accompagnato da un geometra che fa una prima valutazione dell'appartamento, se ci son i presupposti invece di inserirli nell'elenco generale degli interventi di manutenzione lo consegna immediatamente all'impresa per riassegnarlo in tempi brevi, evitando anche nuove occupazioni. Lo scorso novembre abbiamo affidato all'impresa oltre 30 alloggi, una dozzina sono pronti, tre li abbiamo già assegnati". Avanti così.
E assicura che il 2026 sarà "l'anno della svolta per rispondere alla domanda di housing sociale", parla della quota di alloggi che può essere tolta dall'edilizia popolare e destinata all'edilizia residenziale sociale (il 10% per legge), in modo da "trattenere" quella platea di giovani coppie, agenti, infermieri, medici, insegnanti, tranvieri con redditi Isee tra i 16mila e 40mila euro che rischiano di scappare e lasciare scoperti servizi essenziali perchè non riescono a pagare affitti di mercato. "Vogliamo immettere almeno settecento alloggi nel corso dell'anno, lanceremo un bando al mese" anticipa.